Ferrari, un capolavoro che sarebbe piaciuto così tanto al Drake

Tra il celeste e il profetico. Tra il religioso e il mistico. In una indimenticabile domenica malese, Seb Vettel ha regalato al popolo una emozione incredibile. Dopo quasi nove anni, la Ferrari fa risuonare in successione inno tedesco e inno di Mameli. Non accadeva dall’ultima volta di Schumi, in Cina nel 2006.

In giornate così, è molto difficile frenare il sentimento. Perché quella di Sepang è davvero una vittoria degna della più luminosa tradizione Rossa. C’è tutto, dentro e dietro. C’è il talento di un pilota che sta smentendo chi lo voleva perfetto solo al volante di una macchina perfetta. C’è lo spirito stoico di un Raikkonen strepitoso, più forte delle sventure, in grado di risalire dal fondo al quarto posto. C’è la gestione accorta da parte degli ingegneri di Maranello, ai quali Maurizio Arrivabene ha restituito la voglia di pensare in grande, scappando dalla sindrome dei gregari. E infatti la portata rivoluzionaria (non esagero, ci sta) dell’evento si è imposta nella decisione iniziale di lasciare Vettel in pista in presenza della safety car. Lì ho capito che James Allison e Arrivabene accarezzavano l’idea della grande impresa. Questo è un passaggio fondamentale, nell’economia di una riscossa: il recupero del Dna vincente.

Ecco, il capolavoro di Vettel sotto il sole della Malesia sarebbe piaciuto al Drake: nel risultato c’è la somma di passione e talento, di coraggio e di intuizione, di lavoro e di fantasia. La Ferrari non sfrecciava gloriosamente sotto una bandiera a scacchi dalla primavera del 2013, eravamo a Barcellona: un digiuno estenuante, una mortificazione continua. In macchina c’era Alonso, che forse adesso perderà di nuovo la memoria, nel senso che non gli conviene ricordare la motivazione da lui data per il divorzio: non gli bastavano più i piazzamenti, voleva lottare per il gradino più alto del podio. Bene, due gare dopo si ritrova, Fernando, il mai amato Vettel nei panni del nuovo Schumi…

A chi poi ora mi chiede quali siano le prospettive per la Rossa, pacatamente suggerisco prudenza. La Mercedes è stata battuta nella domenica del sogno realizzato, eppure rimane il punto di riferimento tecnologico. Dovessi andare a puntare dieci euro sul campione del mondo a fine 2015, li metterei malinconicamente, ancora, su Lewis Hamilton.

Ma la Ferrari è tornata e ha due grandi piloti. Per il presidente Sergio Marchionne è il trionfo numero uno. L’avvocato Montezemolo ne ha collezionati più di cento, dalla stessa poltrona. Forza, l’inseguimento è cominciato…