Giovedì 18 Aprile 2024

1968 - Monetina e Rombo di Tuono, è azzurro il cielo sopra Roma

Europei 1968: Italia-Jugoslavia

Europei 1968: Italia-Jugoslavia

FEDERICO D’ASCOLI

LA PAROLA CHIAVE del 1968 è «rivolta». E invece nel calcio diventa «monetina»: dalla primavera di Praga all’estate di Napoli il pallone si intreccia con la storia. La Cecoslovacchia vuole liberarsi dall’egemonia dell’Unione Sovietica ma la sua protesta finisce nel sangue. L’Italia si sbarazza invece dell’Armata Rossa in scarpette bullonate solo grazie al rumore metallico di una monetina che si ferma dalla parte giusta. Stadio San Paolo, interno spogliatoi, 5 giugno 1968. Semifinale dell’Europeo tra Italia e Urss. Dopo 120 minuti senza reti, le regole dell’epoca prevedono il sorteggio, i rigori arriveranno solo qualche anno dopo. «Testa» sceglie il capitano azzurro Giacinto Facchetti. Mentre ci sono 70 mila spettatori sugli spalti di Fuorigrotta che attendono un segnale per festeggiare o disperarsi l’arbitro della Germania Ovest Tschenscher fa roteare in area un franco francese, preferito alla lira proprio da Facchetti, ma qui siamo nel terreno della leggenda che riporterebbe anche il doppio lancio, visto che la prima volta la moneta si sarebbe incagliata tra due mattonelle. Ma nel silenzio surreale degli spogliatoi partenopei il franco si ferma dalla parte della testa e Giacinto riesce dalle viscere dello stadio con le braccia al cielo: è finale.

L’EUROPEO di calcio del 1968, nella sua fase finale si gioca a quattro squadre: oltre a Italia e Unione Sovietica, ci sono anche Inghilterra e Jugoslavia che si affrontano nell’altra semifinale a Firenze con la vittoria balcanica grazie al gol di Dzajic.

La formula delle qualificazioni (disputate dal 1966 al 1968) prevedeva 8 gironi, di cui sette con 4 squadre e uno con 3. Le prime classificate dei singoli gruppi si sarebbero affrontate nei quarti di finale, con gare di andata e ritorno: le quattro vincitrici avrebbero ottenuto l’accesso alla fase finale. L’Uefa decise di assegnare l’organizzazione della stessa ad uno dei 4 Stati qualificati: la scelta ricadde sull’Italia, anche se gli azzurri si qualificarono a fatica. Nei playoff contro la Bulgaria, la squadra di Valcareggi rimontò con un 2-0 a Napoli la sconfitta 3-2 di Sofia.

LA FINALE si gioca tre giorni dopo all’Olimpico di Roma e lo spauracchio è proprio Dzajic, bandiera della Stella Rossa Belgrado. Proprio l’attaccante jugoslavo segna ancora e gela gli 80 mila spettatori al 39’ del primo tempo.

LO STADIO rumoreggia per le scelte di Valcareggi che lascia fuori gente come Mazzola, Riva e Rivera. Quando tutto sembra andare nella direzione della beffa, Domenghini, all’80’ pareggia su punizione. Si giocano i supplementari ma stavolta non c’è la monetina e la finale si rigioca due giorni dopo, sempre nella capitale. Valcareggi cambia cinque giocatori rispetto alla prima sfida: entrano Riva, Rosato, Salvadore, De Sisti e Mazzola. La scelta paga e nella prima mezz’ora segnano Riva e Anastasi. La sfida si addormenta e l’Italia è campione d’Europa, per la prima (e per ora unica) volta. Grazie all’imprevedibile lancio di una monetina.