Di Livio: «Era fatta, ho ancora gli incubi, ma che impresa con l’Olanda»

SOLDATINO. Il soprannome glielo mise Roberto Baggio, scherzando sul modo di correre di Angelo Di Livio, una vita alla Juve, prima della Fiorentina. Ha vinto tutto: scudetti, Champions

Di Livio è cresciuto nel Padova,  poi con la Juve ha vinto tre scudetti, Champions e Intercontinentale;  in azzurro 40 presenze  da Euro ’96 ai Mondiali 2002

Di Livio è cresciuto nel Padova, poi con la Juve ha vinto tre scudetti, Champions e Intercontinentale; in azzurro 40 presenze da Euro ’96 ai Mondiali 2002

PAOLO FRANCI

SOLDATINO. Il soprannome glielo mise Roberto Baggio, scherzando sul modo di correre di Angelo Di Livio, una vita alla Juve, prima della Fiorentina. Ha vinto tutto: scudetti, Champions, Intercontinentale. L’Europeo, ce l’aveva in pugno. Poi, a 20 secondi dalla fine, maledetto Wiltord.

«Fu tremendo. L’avevamo vinto, lo sentivamo sulla pelle, nelle vene. Il gol di Delvecchio, fantastico, con il tacco di Totti che smarca Pessotto. Tutto perfetto, fino a quell’attimo maledetto».

Difficile riprendersi e, infatti, arriva il golden gol di Trezeguet.

«Ricordo Zoff che si sbracciava e urlava per scuotere i miei compagni, ma la beffa era stata enorme, troppo grande per non accusare il colpo e pagarlo caro».

Nesta, Totti, Ferrara, Maldini, Toldo, Albertini, tanto per fare qualche nome. Squadra fortissima.

«Lo era anche quella del ’96, con Sacchi. Io c’ero. Ma non era ‘tosta’ come questa. Un gruppo d’acciaio, unito, con un amore per la maglia azzurra pazzesco. In quell’Europeo, si gettarono le basi per la squadra che nel 2006 poi vinse il Mondiale».

Non è un caso: l’Italia di Lippi eliminò la Germania in casa, voi l’Olanda a Rotterdam, in semifinale. Un partita pazzesca.

«Quel muro arancione sugli spalti ogni tanto ancora lo rivedo... Impresa eroica, con un Toldo più eroe degli altri. Eravamo rimasti in 10 per il rosso a Zambrotta dopo mezz’ora. Parò anche le zanzare e poi il rigore di De Boer. Innervosì Kluivert sul secondo rigore che finì sul palo».

E si va ai rigori. Super Toldo, poi il ‘cucchiaio’ più famoso al mondo.

«Ricordo che Totti già il giorno prima, sul pullman, ci diceva che voleva fare il cucchiaio e non a uno qualunque, a Van der Saar. Noi lo prendevamo in giro: ‘Ma quando mai Francè, non hai le palle, parli, parli, ma se ti capita te la fai sotto. E invece... Un fenomeno».

In quella squadra, c’era anche il ct Conte. A proposito: in Francia sarà dura.

«Sì, durissima. Fondamentale sarà fare bene all’esordio e trovare lo slancio. Se riescono, possono arrivare in semifinale. Antonio lo conosco bene: umile, preparato, vincente, anche se non è stato fortunato con il ko di Marchisio e il malanno di Verratti. Nelle difficoltà però, si esalta. Io ci credo».

Là davanti, la speranza è Zaza.

«E’ la sua grande occasione. Non è facile con quei ‘mostri’ davanti nella Juve. Ma in Francia può arrivare la sua consacrazione».

Aspettando Di Livio junior, Lorenzo, speranza romanista.

«Andiamoci piano... E’ un giocatore di fantasia, diverso da me».

Stesso carattere del padre?

«Sì, identico».

Allora zero dubbi: arriverà, eccome.