Venerdì 19 Aprile 2024

«Picciotto, oggi tocca a te» Anastasi e il gol dell’apoteosi

CINQUE PAROLE posson bastare. Furono sufficienti di certo al ct azzurro per spiegare a quel giovane bomber siciliano che quel giorno, l’8 giugno 1968, sarebbe stato il suo grande giorno. Quello che...

Anastasi e Riva

Anastasi e Riva

CINQUE PAROLE posson bastare. Furono sufficienti di certo al ct azzurro per spiegare a quel giovane bomber siciliano che quel giorno, l’8 giugno 1968, sarebbe stato il suo grande giorno. Quello che ogni bambino che gioca a calcio sogna. «Picciotto, oggi tocca a te», disse serafico Ferruccio Valcareggi a Pietro Anastasi. Vent’anni da poco compiuti, qualche presenza nell’Under 21, due belle stagioni con il Varese e un accordo con la Juve in tasca con una cifra record alla società lombarda: 660 milioni. Il sogno del debutto in nazionale di Pietruzzu da Catania si materializzò non in un’anonima amichevole ma in una finale. E che finale, quella degli Europei giocati in casa, con lo stadio Olimpico stracolmo di pubblico e passione. Anastasi esordisce in azzurro con le gambe che tremano e non si distingue in una squadra che soffre e pareggia nel finale con Domenghini. Il pareggio 1-1 con la Jugoslavia è perfino un premio immeritato per l’Italia che va alla ripetizione.

MA DUE GIORNI più tardi, nella finale-bis, per gli azzurri e per Anastasi c’è la consacrazione nella ripetizione della finale europea 1968. Segna prima Gigi Riva, alla mezz’ora Pietruzzu, in mezza rovesciata, chiude la pratica slava e consegna la Coppa d’Europa all’Italia.

La consacrazione internazionale al debutto di un giocatore che in azzurro giocherà 25 partite con 8 gol. Un attaccante tutto genio e sregolatezza. Due anni più tardi, è atteso al Mundial messicano. È in gran forma, ma un incidente lo costringe al forfait poche ore prima della partenza. Partecipa anche al Mondiale del 1974 ma, a quel punto, la sua carriera è già in fase discendente.

«LE MIE QUALITÀ migliori erano lo scatto e l’altruismo. E seppur scendessi in campo, anche in Nazionale, con la maglia numero 9, spesso mi posizionavo sulla sinistra, per effettuare dei cross a favore del compagno. Insomma, ero un uomo d’area che sapeva anche manovrare» dice di sé oggi Anastasi.

F.D’A.