Italia-Spagna, per gli azzurri è l'ora della rivincita

Alle 18 l'ottavo di finale degli Europei contro la Spagna. L'occasione per rifarsi delle quattro reti nella finale europea di quattro anni fa. Chi vince sabato affronterà la Germania Italia-Spagna, le probabili formazioni

Gianluigi Buffon (AFP)

Gianluigi Buffon (AFP)

Parigi, 27 giugno 2016 - Ho fatto un sogno. Podemos! E se davvero stasera, qui a Saint-Denis, l'Italia dovesse maturare la grande impresa, ecco, domani vi sentireste raccontare quanto segue.

Primo: Antonio Conte è un allenatore straordinario.

Secondo: nessuno come lui in passato aveva saputo dare un’anima alla squadra.

Terzo: il modo italiano di intendere il calcio, ruvido e per niente spettacolare, beh, rappresenta il meglio del meglio, altro che le ostriche e champagne dei concorrenti...

Ho fatto un sogno, sì. Poi mi sono svegliato, tutto sudato, e ho compreso che non... Podemos! Questa era la storia di un amore bello e impossibile, ma la Spagna è più forte e quindi tutti a casa. E allora domani vi sentirete raccontare che Conte aveva già la testa al Chelsea, che non si viene ad allenare l’Italia giusto per due anni, che era sbagliata l’ossessione per il metodo e l’organizzazione, non avendo questa Nazionale lo straccio di un gioco, di una idea, di un approccio fantasioso alla pedata...

Badate, amici lettori. È tutto vero, nella ipotesi A e nella ipotesi B. Nel senso che siamo un Paese estraneo al raziocinio, sprovvisto della giusta misura. Campioni o bidoni, fenomeni o cialtroni, eroi o pusillanimi. Dentro e dietro novanta minuti di pallone a Parigi, ci sta tutto questo. L’assoluta, eterna impossibilità di essere normali, in una nazione che sta sempre in bilico tra il servo encomio al potente di turno e il bieco oltraggio , maramaldesco, nei confronti di chi cade.

E invece. Invece, conviene dire le cose come stanno. Gli undici di Del Bosque sarebbero, tutti, titolari in maglia azzurra. Alla rovescia, solo Buffon e Bonucci giocherebbero nella Spagna. È bene saperlo, perché poi la differenza sta tutta qua, qualunque sia il modulo al quale Conte affiderà la sua speranza. Ma, ci tengo a dirlo, non partiamo battuti. Podemos, possiamo creare disagio ai Narcisi spagnoli spezzando il loro palleggio estenuante. Podemos, possiamo arginare il loro estro sulla tre quarti, ripartendo svelti con i nostri esterni. Podemos, possiamo se teniamo alto il ritmo e cerchiamo di sfruttare le debolezze dei difensori iberici, non è che contro la Croazia sia Sergio Ramos che Piqué abbiano brillato. Podemos, possiamo con lo scorrere dei minuti incutere timore alla Armada di Iniesta e Morata, perché se iniziassero a capire che è più dura del previsto, uhm, allora sì che ci sarebbe da divertirsi. Podemos, possiamo se ognuno degli azzurri, come nel discorso di Al Pacino allenatore in un film sul football americano, sarà pronto a dare l’anima pur di spostare un centimetro più in là la linea, la barriera, il confine del cuore.

Sapete, nel calcio non sempre i più forti sono anche i più bravi. C’è una differenza sottile, sul terreno dei sogni. E infatti una volta, prima di una partita del Milan di Rivera, un cronista disse a Nereo Rocco: mister, vinca il migliore! E il mitico Paron rispose: speriamo di no. Vale anche per l’Italia di Conte, stasera alle 18, stadio di Saint-Denis.