Giovedì 25 Aprile 2024

Italia-Germania, i segreti dei tedeschi per la grande sfida

La squadra di Löw non ha subito nemmeno una rete e ne ha segnate sei. Flessibilità e ripartenze veloci con sette giocatori che attaccano

Thomas Muller e Lukas Podolski (Alive)

Thomas Muller e Lukas Podolski (Alive)

Il prefisso dalla Francia per la Germania è diventato lo 06. Zero gol subiti, sei segnati: la Germania ha già vinto il primo set del suo Europeo.

Partiva tra le favorite, se non come testa di serie numero 1: il ruolino di marcia dei campioni del mondo nelle prime quattro partite ha confermato ampiamente i pronostici della vigilia.

Dopo aver annichilito la Spagna per Conte e compagnia non sarà facile avere la meglio anche sulla nazionale di Joachim Löw che come l’Italia ha il segreto nella difesa granitica e in un portiere, Neuer, che aspira a diventare presto l’erede di Buffon come miglior portiere del pianeta.

Non a caso sono gli unici due con i guanti a non aver subito reti in questo Europeo (l’unica amarezza azzurra è arrivata con Sirigu tra i pali). Due vittorie e un pari senza reti con la Polonia nel girone, un 3-0 senza storia agli ottavi contro la Slovacchia, con Özil che si è concesso il lusso di sbagliare un rigore. Un rullo compressore. La nazionale tedesca, a livello tattico, nelle quattro partite giocate ha sempre puntato sul 4-2-3-1. Un modulo di gioco molto flessibile che i giocatori in maglia bianca interpretano al meglio. In questo primo scorcio di torneo Müller e compagni hanno mostrato grande fluidità della manovra con il gioco a due tocchi in spazi stretti, ma con diversi tagli in profondità sia interni sia esterni.

La chiave di volta, finora, sembra essere stato il cambio dell’unica punta. Allo spaesato Götze delle prime due partite ha preso il posto un reattivo Gomez, davvero un altro rispetto al parakarren dei tempi della Fiorentina. Nello schema scelto dal ct teutonico si è rivelato fondamentale poter contare su un attaccante possente che protegge il pallone per lo scarico alle mezzepunte. Finora i più positivi sono stati i due centrocampisti centrali Khedira e Kroos a far filtro davanti alla difesa e i due terzini Kimmich ed Hector abili a creare superiorità numerica in fase di possesso e praticamente onnipresenti anche in fase offensiva grazie alle loro frequenti sovrapposizioni.

La forza della Germania, in generale, è quella di riuscire a portare, con buona continuità, sei-sette giocatori in attacco, senza sbilanciarsi troppo. Quando la Mannschaft attacca lo fa con grande disciplina tattica: lo juventino Khedira si inserisce spesso a rimorchio mentre la sorgente del gioco è spesso Kroos che ha grande senso della posizione e doti tecniche sopra la media. Boateng si alza regolarmente accanto ai due di centrocampo e fa vedere notevoli capacità di impostazione e di palleggio.

Senza dimenticare l’apporto di Draxler che la Juve, non a caso, ha corteggiato a lungo. Sull’out sinistro riesce spesso a saltare l’avversario e a crossare con pregevole precisione. Un’organizzazione di gioco che permette di poter parlare di un 2-3-4-1 in fase d’attacco. Quando si difende, invece, rientrano lo stesso Draxler e un Müller che finora non ha convinto fino in fondo: così lo schema diventa un prudente 4-4-1-1. La Germania confermerà probabilmente gli undici della partita con la Slovacchia, Conte proverà a recuperare un Candreva che potrebbe tornare utilissimo nelle ripartenze. Insomma, sabato dovrebbe essere un’altra bella battaglia in scarpette bullonate, come quelle che hanno fatto la storia del calcio. Con due fini strateghi a fronteggiarsi in panchina.