Europei 2016, Rizzoli: "Io non ho paura"

L'intervista. Il fischietto bolognese rappresenta ancora l'Italia. "Match blindati? Siamo abituati"

Nicola Rizzoli (Lapresse)

Nicola Rizzoli (Lapresse)

Bologna, 30 maggio 2016 - Sarà che l’arbitro deve mostrare una faccia sempre all’altezza, come un genitore che non può far capire ai figli se ha paura. Sarà che sulla sua calma olimpica Nicola Rizzoli ha costruito le sue fortune tecniche, arrivando a dirigere l’ultima finale mondiale. Sarà questo o forse altro, di sicuro il fischietto bolognese (mirandolese di nascita) a 44 anni affronta il suo secondo Europeo come tutte le altre volte. Anche se per Francia 2016, dopo gli attentati riusciti e quelli solo provati, la vigilia non può essere normale.

Rizzoli, come si vive l’attesa della rassegna più blindata della storia del calcio? "Per me non è una vigilia diversa, la sicurezza garantita è ai limiti dell’inversosimile. Devo dire che noi ci sentiamo assolutamente sereni, sappiamo che non solo la Francia, ma tutto il mondo si adopererà per garantire la sicurezza".  

Però un arbitro potrebbe trovarsi di fronte a situazioni impreviste: come si gestisce un allarme bomba, vero o falso che sia? "Non ci hanno dato alcuna istruzione particolare, finora abbiamo solo parlato di calcio e nient’altro. Faremo gli arbitri".  

Lei è tra i diciotto arbitri scelti, nella sua squadra italiana anche assistenti, giudici di porta e un arbitro di riserva. "Nel gruppo con Di Liberatore, Tonolini, Cariolato e Damato c’era anche Banti, che ha deciso di rinunciare per stare vicino alla moglie in un momento delicato. Al suo posto ci sarà Orsato, dispiace per Banti perché siamo un gruppo davvero unito, ma non cambierà il valore tecnico del gruppo italiano. Siamo orgogliosi di rappresentare il nostro paese".   

Soprattutto dopo un campionato senza grandi polemiche. "Sì, è andato bene, le partite contestabili sono poco più di un paio. Si può dire che le sentenze rispettano i valori del campo".  

Dall’anno prossimo avrete più tecnologia a controllarvi. Lei ha vissuto il caso della testata fantasma di Bonucci, non teme che troppe telecamere possano condizionarvi?  "No, ci sono protocolli molto rigidi, le immagini saranno curate da un broadcast unico e visionate direttamente da un arbitro, che deciderà come e dove guardare. E poi l’esperimento dell’anno prossimo sarà offline. Per il pubblico non cambierà niente. Il progetto è molto complicato, l’Italia credo che farà in tempo ad aderire nonostante un protocollo rigido, va dato atto a Lega e Figc di voler essere all’avanguardia".  

Ma l’Italia è una Repubblica fondata sul tifo. Siamo sicuri che voglia davvero una moviola che toglie le proteste e gli alibi? "Questo non lo so, di sicuro essendo gli italiani tutti calciatori, arbitri, allenatori e dirigenti, di sicuro provare questa tecnologia da noi sarà molto probante. Se funziona qui, funziona in tutto il mondo".

Ieri Rizzoli era a...casa sua con il presidente dell’Aia nazionale Marcello Nicchi per consegnare il premio Bernardi, istituito dall’Aia bolognese: quest’anno è andato a Fabio Maresca, premi speciali a Livio Bazzoli (osservatore) e Pasquale De Meo (assistente), ad Alessandro Serrau, Giovanni Galletti, Simone Degli Esposti, Clemente Cortese, Achille Caricato, Joel Landry Homdim, Verena Verde, Andrea Corazza, Raffaele Covili, Claudio Billi e Alessandro Panzardi.

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