Crisi Rossa, Ferrari a secco. Deve reagire subito

Dal 1994 in poi, soltanto una volta la Ferrari ha chiuso il mondiale di Formula Uno senza aggiudicarsi nemmeno un Gran Premio

Ferrari da mani nei capelli (LaPresse)

Ferrari da mani nei capelli (LaPresse)

Dal 1994 in poi, soltanto una volta la Ferrari ha chiuso il mondiale di Formula Uno senza aggiudicarsi nemmeno un Gran Premio.

Accadde nel 2014, l’anno del disastro che portò alla rivoluzione totale, culminata nella rimozione di Montezemolo dalla poltronissima di Maranello. Un biennio più tardi, c’è il rischio di un bis. Siamo ormai oltre metà stagione e la sigla della Rossa, la SF 16 H, merita di essere rivista. Con la ‘H’ che sta, malinconicamente, per… ‘Hai vinto mai’.

Il rischio è concreto, per la semplice ragione che questa Mercedes si sta rivelando inavvicinabile. Anche ieri in Ungheria Hamilton e Rosberg sono andati a spasso. Ed essendo costretti dai capi tedeschi a non duellare tra loro, la gara è stata un inno alla noia. Con una eccezione: la spettacolare rimonta di Raikkonen.

Il pilota più anziano in pista sembrava un ragazzino, a dimostrazione di quanto fossero incomprensibili le contestazioni sulla sua permanenza in Ferrari. Il novellino Verstappen ha giocato duro, per impedire al finlandese il sorpasso: e il dettaglio, considerato il valore del giovanissimo Bibitaro, conferma il valore della prestazione del veterano. Adesso, ricordato che non erano queste le aspettative avventurosamente alimentate da Marchionne un inverno fa, al Cavallino resta una causa per la quale continuare a combattere, al netto dei cambiamenti che sicuramente dovranno essere apportati alla struttura tecnica: difendere il secondo posto nella classifica dei costruttori dalla rimonta Red Bull.

Un solo punto separa le due scuderie e il dato è tremendamente significativo, se si pensa che a primavera la Ferrari godeva di un netto vantaggio sui produttori di bevande. In breve. Il discorso iridato riguarda in esclusiva la coppia Mercedes, con Hamilton che torna ad essere il favorito su un Rosberg che nemmeno sfrutta occasioni d’oro come la chiacchierata pole del sabato.

Ma la Ferrari non può concentrarsi in esclusiva sul 2017: sarebbe un errore, nonché una mancanza di rispetto nei confronti di chi la guida e di chi non smette di incitarla. Talvolta ci si prepara a vincere anche imparando a dare un senso alle sconfitte, per quanto dolorose.