Mercoledì 24 Aprile 2024

La Juve cade in casa dell'Atletico Madrid. Turan lancia Simeone

In controllo per settanta minuti, i bianconeri vengono puniti da un gollonzo del turco che viola per la prima volta la porta di Buffon. Ammmucchiata nel gruppo A con quattro squadre a tre punti

L'eultanza dei giocatori dell'Atletico Madrid (Afp)

L'eultanza dei giocatori dell'Atletico Madrid (Afp)

Madrid, 1 ottobre 2014 - Rimandata con appello. In controllo per 75 minuti, la Juventus cade sul più bello in casa dell'Atletico Madrid e rimescola le gerarchie di un girone che dopo due giornate vede quattro squadre con tre punti per la contemporanea vittoria del Malmoe sull'Olympiacos. Un vero peccato per i bianconeri che tengono testa a lungo ai vice campioni d'Europa, ma tornano a casa con il rammarico di non averci forse provato fino in fondo. Troppo rinunciataria la squadra di Allegri, ordinata in difesa e mai pericolosa davanti: con zero tiri in porta era forse impensabile pensare di uscire indenni dal Calderon, esaltato da Arda Turan, primo in stagione capace di battere Buffon, quasi mai chiamato in causa. Forse un pareggio sarebbe stato più giusto per una partita poco emoziante tra due squadre apparse quasi a sorpresa sullo stesso livello visto che, appena una stagione fa, Simeone ha sfiorato la Champions e la Signora è stata sbattuta fuori al primo turno dal Galatasaray.

Un primo tempo soporifero delude le aspettative di una vigilia che prometteva fuochi d'artificio sin dal fischio d'inizio. Allegri propone una Juventus operaia attenta a blindare ogni spazio per poi provare a far male. Max aveva studiato una difesa elastica con Caceres ed Evra pronti a scalare per dare aiuto a Chiellini e Caceres. Il piano funziona a metà perché se è vero che Buffon deve intervenire solo sulla conclusione scailba di Mandzukic, è vero anche che la Signora vestita di verde per esigenze di sponsor non riesce mai a costruire i presupposti di un pericolo degno di essere ricordato. 

L'idea di partenza vuole sfruttare la fisicità di Llorente, preferito a Morata come boa, mentre Tevez galleggia tra le linee in attesa di un lampo che non arriva; anche Vidal fatica a entrare nel vivo del gioco. Meglio Marchisio e Pogba che non abbassano mai la guardia sui duelli che si scatenano in mezzo al campo. Il francese ci prova anche da fuori, ma la sua conclusione è timida.

In avvio di ripresa i colchoneros aumentano i giri del motore per provare a chiudere la Juventus nella sua area di rigore dove un tocco con la mano di Caceres è giudicato involontario da Brych. La spinta dell'Atletico resta però blanda e i bianconeri riescono a controllare senza fatica fino all'episodio che cambia la storia della gara: sul cross velenoso di Juanfran, Mandzukic e e Caceres vanno a vuoto, ma alle loro spalle sbuca Turan che con la punta prende sul tempo Buffon e fa esplodere un Calderon sin lì sonnnolento. 

Gli ingressi di Pereyra e Morata giovano alla Juve per alzare il baricentro, ma non per creare pericoli con una reazione che non va oltre un brivido procurato da un intervento di Godin sul velenoso cross di Lichtsteiner. Allegri si gioca anche la carta Giovinco, ma Moya continua spensierato la sua serata da spettatore. La sconfitta brucia, ma nulla è compromesso. C'è però ancora tanto da fare.