Mercoledì 24 Aprile 2024

Cessione Milan, Berlusconi verso il sì Robin Li vuole chiudere

Il futuro del club Giorni decisivi per la trattativa con la cordata cinese

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

Milano, 18 aprile 2016 -  A Silvio Berlusconi, ieri al salone del mobile della Fiera di Milano, non s’è cavato nemmeno un tassello di parquet sulla nuova trattativa che a breve, secondo gli ottimisti ma anche i bene informati, dovrebbe concludersi con la cessione del Milan, a trancio di maggioranza, a una vispa e determinata cordata cinese.

Una epocale Berlusc-Exit, della quale il club starebbe vivendo una vigilia operativa di certo non bislunga e asintotica come quella con Bee Taechaubol (e se il thailandese rilanciasse? Fantascienza): si dice che le parti siano molto alacri al tavolo, da una parte all’altra del pianeta, studi legali come opifici, da quello romano di scelta Fininvest a quello newyorkese di Sal Galatioto, il sagace mediatore.

Sul tamburo dell’offerta cinese: 500 milioni per il 70 per cento delle quote. E altri 200 milioni, in un futuro più o meno prossimo, per mandorlare del tutto il caro vecchio Diavolo. Anche oggi può essere il giorno delle decisioni irrevocabili. Dalle nebbie della Via della Seta ecco emergere i dieci mandarini imprenditori, il cui vessillifero ha nome Robin Li, che a noi non dice niente, ma è uno degli uomini più ricchi di Cina.

E Silvio? Silvio tace e guarda i mobili, e comunque se non tace parla d’altro: «Sto bene, grazie» risponde a chi si preoccupa dello stato di salute del suo piede sinistro, il cui infortunio lo ha stornato sabato dalla visita pastorale a Milanello. Nemmeno da uno dei suoi tipici sorrisi monnalìsici è dato intuire, magari sbagliando, che la Berlusc- Exit dal Milan gli cuoce più che mai. E che a fronte di una Famiglia che affettuosamene lo pressa al grande passo, lui nicchia e resiste, rabbiosamente riluttante come i Portatori dell’Anello della saga tolkieniana.

Perché il Milan, per Silvio Berlusconi, è davvero il tesssssoro, e non tanto per il valore economico del glorioso sodalizio calcistico milanese. Nel pozzo d’ignoranza dal quale scriviamo, ci risulta comunque difficile immaginare lo storico patron in un angolo di minoranza transeunte, con la carica scarica di presidente onorario ed emerito. Come non tifare per lui – se lui è quello che immaginiamo che sia, nel suo cuore di uomo di calcio – in questa resistenza di retroguardia nell’ultima ridotta del vecchio orgoglio padronale