Brividi da Champions. Sono quelli che rischiano di far deragliare la Juve ogni volta che si annuncia un impegno europeo. Succede anche contro l’Udinese, tosta e ben strutturata da Del Neri. C’è il Lione alle porte e le rotazioni di Allegri consegnano al campo un inedito 4-4-2, troppo statico e scontato. Per vincere in rimonta, dopo il gol in apertura di Jankto, la Signora degli scudetti deve ricorrere alle magie di Dybala (punizione d’autore e rigore trasformato con sicurezza). Oltre alle qualità del fuoriclasse argentino pesa anche il rimpasto tattico di Allegri, che passa al 3-4-3 con Cuadrado spostato in attacco e Alex Sandro più avanzato a sinistra. Ma anche il finale di gara è costellato da rischi, con l’Udinese che sfiora più volte il gol. Insomma sul doppio binario Europa-campionato, le avversarie della Juve possono costruire qualche speranza di rincorsa.
Le primarie per designare la sfidante-scudetto laureano la Roma di Spalletti. La sfida del San Paolo, dove il Napoli era imbattuto da 22 partite, racconta le semplici ed eterne verità del calcio: vince chi sbaglia di meno e ha un centravanti di valore. Dzeko segna due gol (uno di piede e uno di testa) e Salah in contropiede mette il sigillo al 3-1 finale. Con una squadra imbottita di centrocampisti che agiscono da difensori, compreso lo splendido e inarrestabile Florenzi, la Roma sbanca Napoli. In barba alle qualità di gioco della squadra di Sarri che si muove e memoria, costruisce calcio con naturalezza ma non trova in Gabbiadini un perno offensivo degno del colosso Milik, oggi molto rimpianto. Il contropiede giallorosso, imperniato su Salah, Perotti e Dzeko, ha buon gioco. Anche per le leggerezze di Koulibaly. A forza di predicare calcio manovrato e di chiedere ai difensori di giocare sempre palla , si finisce per peccare di presunzione, come succede al colosso del Napoli che regala il primo gol con un liscio su Salah.
La Roma esce giustamente vincitrice da queste primarie-scudetto e si raccomanda soprattutto per il ritrovato equilibrio e la capacità di ferire in contropiede. Il sogno del Napoli non muore qui ma De Laurentiis deve cercare un’alternativa vera a Milik. Gabbiadini è una splendida seconda punta e un attaccante di qualità ma nei panni del centravanti sembra un ariete senza corna, tanto che Sarri finisce la partita con Mertens nel ruolo di «falso nueve». Ma a questo Napoli serve un nueve vero.