Giovedì 25 Aprile 2024

Via la fascia a Icardi, ma a quest’Inter serve un uomo forte

Giuseppe Tassi

Giuseppe Tassi

Nel bene e nel male Mauro Icardi è oggi l’uomo-simbolo di quest’ Inter pazza e ingovernabile: una squadra capace di mettere sotto la Juve e di liquefarsi contro le piccole del campionato. Il rigore sbagliato da Maurito e il grottesco autogol di Handanovic fotografano il momento più critico di un club che non riesce a risorgere dalle sue ceneri e ora si trova nel mirino dei tifosi inferociti con l’argentino. Icardi, scelto da De Boer come leader e capitano, festeggia i 23 anni con un’incendiaria autobiografia che avrebbe fatto meglio a non scrivere. Nel libro Maurito si scaglia con durezza contro i tifosi dell’Inter ma più delle contestata ricostruzione dello scontro con gli ultras a Sassuolo, pesano le parole riservate ai teppisti nerazzurri: «Se vengono sotto casa...porto cento criminali dall’Argentina che li ammazzano sul posto».

Parole che si commentano da sole, parole che la società ha colpevolmente scoperto ieri mattina fresche di stampa. Inevitabile che il capitano venga degradato nel vertice nerazzurro di oggi. Ma sarebbe un errore accanirsi contro il centravanti argentino senza pensare a una rifondazione vera della società, oggi di proprietà cinese, che consegni un potere reale a Zanetti e permetta all’ultima bandiera nerazzurra di gestire situazioni grottesche come il caso Icardi e le incongruenze tecniche proposte da De Boer. Zanetti spieghi all’olandese che il suo calcio di impronta offensiva, costellato di cross e movimenti senza palla piace agli esteti, ma in Italia si vince anche e soprattutto con una difesa organizzata: lo insegnano le piccole e medie squadre che ritualmente bastonano l’Inter. E poi il bravo Xavier metta una sordina a social e tweet, tenga alla larga Wanda Nara dalle trattative di mercato, riconsegni all’Inter la dignità di un grande club.

Nei giochi dello scudetto entra di prepotenza il solido Milan di Montella, ora secondo a pari punti con la Roma. E’ una squadra che fa di necessità virtù e cura al meglio la fase difensiva. Non si vergogna di subire l’iniziativa del Chievo e poi lo punisce in contropiede con la lucidità del vecchio Padova di Rocco. Progetto semplice, essenziale quello del Milan, cucito su giocatori non eccelsi ma fusi in un solido gruppo. E sabato c’è la sfida con la Juve per capire dove può arrivare il sogno rossonero.