Lazio, Tare: "La Champions sarebbe un sogno"

Il direttore sportivo biancoceleste si racconta: "Ho raggiunto la maturità nel passaggio da calciatore a dirigente. Ero un attaccante molto impulsivo, mi sono trasformato in un direttore molto riflessivo"

Tare e Simone Inzaghi

Tare e Simone Inzaghi

ROMA, 20 aprile 2018 – Una stagione strepitosa, quella dei record battuti e dei sogni da realizzare. La Lazio di Simone Inzaghi sta stupendo tutti, e la Champions a cinque giornate dal termine rimane un obiettivo concreto e a portata di mano. Elogi e applausi sono arrivati da chiunque, ma molto del merito va dato anche a Igli Tare. Il direttore sportivo biancoceleste ha saputo costruire negli anni una squadra forte e competitiva, che adesso ambisce alle zone alte della classifica. “Il risultato più grande che posso raggiungere per la Lazio è la Champions League, mentre l’unica cosa che non posso accettare è che i miei figli giochino con la Roma. Essendo più laziali di me è impossibile che ciò accada", ha dichiarato proprio Tare in un'intervista rilasciata in Albania. Vigile sul mercato ma anche attento alle esigenze dei calciatori, il direttore sportivo biancoceleste ha raccontato alcuni aneddoti del suo lavoro alla Lazio: "A Formello di solito sto nel mio ufficio, perché l’intimità dello spogliatoio è sacra per i giocatori. Mi capita nei corridoi e nella stanza dei massaggi di raccogliere degli impulsi, capire l’umore dei giocatori e intuire chi ha bisogno di un colloquio con me. Da uno sguardo riesco a percepire molto”. Il cambio veste da giocatore a dirigente non fu facile inizialmente, ma adesso Tare è uno dei direttori sportivi più stimati in Italia e non solo: “Ho raggiunto la maturità nel passaggio da calciatore a dirigente. Ero un attaccante molto impulsivo, mi sono trasformato in un direttore molto riflessivo. Ho tanto ottimismo nei momenti negativi: quando sono tutti rassegnati, mantengo la calma e credo che si possano ancora cambiare le cose. Questo aspetto spesso è stato decisivo. I calciatori mi dicono che ho tanta personalità, e il pensiero che tutto si possa raggiungere è la chiave del mio successo”. Molti anche i giocatori connazionali portati in Italia. A volte questo ha suscitato delle critiche, ma le sue scelte alla fine si sono quasi sempre rivelate vincenti: "Molte volte sono stato criticato per il fatto di aver acquistato giocatori albanesi per la Lazio. Ho portato Strakosha, Cana, Berisha e alcuni ragazzi che sono nel settore giovanile. Ho concesso questa opportunità semplicemente perché non ho mai fatto differenza tra un calciatore albanese o per esempio un brasiliano”. Poi conclude: “Uno dei miei sogni è tornare in Albania un giorno e contribuire alla crescita del calcio del mio paese. Al momento però è una cosa molto distante. Per tornare ci devono essere condizioni adeguate, visto che l'Albania è ancora lontana da dove può arrivare. Se dovessi tornare un giorno, metterei a repentaglio tutto ciò che ho fatto qui, ma mi piacerebbe farlo come una sfida personale".