Italia-Svezia, Capello: "Io ct della Nazionale? No, è Ancelotti l'uomo giusto"

"Ho già dato: Carlo ha l'età e l'esperienza per affrontare il dopo Ventura" Italia-Svezia, formazioni del ritorno Italia-Svezia, orari e dove vederla in tv

Fabio Capello (Foto Alive)

Fabio Capello (Foto Alive)

Fabio, dopo Svezia-Italia mi sono affacciato a Facebook e ho cominciato a discutere coi miei cinquemila amici, prima provocandoli, poi ottenendo un plebiscito: a casa Ventura, avanti Capello o Ancelotti.

«Io con le nazionali ho già dato, Ancelotti ha l’età giusta, ha una grande esperienza, gli manca una panchina così...». Fabio Capello è appena rientrato dalla Cina, ha salvato la squadra di Nanchino - made in Suning, come l’Inter - è arrivato a Pantelleria per la raccolta delle olive, ha passato ore al frantoio, sembra proprio il Cincinnato giusto al momento giusto ma non ci sta: «Mi sono tolto lo sfizio di prendere una squadra in zona retrocessione e di salvarla, alla faccia di quelli che mi dicevano capace di fare grandi cose solo con grandi squadre; ecco, in un mondo diverso ho salvato una squadra che sembrava condannata ricavandone una immensa soddisfazione. Ho provato cosa vuol dire guardare di continuo la classifica, non per vedermi in testa ma laggiù in fondo, dove sembra che non ce la farai mai... Salvarsi è stato emozionante più che vincere».

Come hai fatto.

«Lavorando, come sempre, anche se in un ambiente nuovo, inedito. Ho avuto la fortuna di mettere insieme uno staff giusto in pochi giorni. Uno come Brocchi se Berlusconi gli aveva affidato il Milan - e Berlusconi se ne intende - doveva essere l’uomo giusto, e lo è stato; e Zambrotta, che conoscevo bene, l’ho scelto anche per il coraggio che ha avuto di andare a provarsi in India; Tancredi è sempre stato con me, Ventrone già lo conoscevo grande preparatore dai tempi della Juve, ho seguito le tracce di Lippi e Cannavaro e ce l’ho fatta».

Quanto ci metteranno, i cinesi, a superarci anche nel calcio?

«Sono già la prima nazione al mondo nell’economia, nella tecnologia, lì non c’è più un pezzo di carta, una penna, vivono con gli smartphone tuttofare, sono già nel futuro. Per essere primi nel calcio gli ci vorrà una decina d’anni, un miliardo e quattrocento milioni di cinesi prima o poi saranno capaci di organizzare un settore giovanile...».

Ma perché tanti giovani non si dedicano già al calcio?

«Perché hanno già tutti un lavoro. Non c’è un disoccupato. Ma il governo vuole una grande apertura sportiva e il pallone è diventato la prima passione. Pensa che per la prima volta nella storia Xi Jinping ha inserito nella direttiva dell’ultimo congresso del Partito Comunista tre righe sullo sport. Gli manca una buona programmazione, poi li vedrai vincere».

Hanno un problema tecnico o c’è dell’altro?

«Soffrono lo strapotere fisico dei giocatori stranieri».

Come noi l’altra sera con gli svedesoni...

«Capello non voleva parlare di Nazionale, è chiaro che non pensa a quella partita ma gli piace star lontano dalle polemiche migliaia di chilometri. Ma dice: «Sembra quasi che non siamo abituati a un impegno agonistico aggressivo. Gli svedesi sono sempre stati così, li abbiamo portati in Italia per la loro forza fisica ma Liedholm e compagni hanno mostrato anche grandi capacità tecniche. I nostri ragazzi mi hanno stupito...».

L’unico guerriero in campo, sempre, è Chiellini...

«Capello s’illumina, non ha aggettivi, solo un grande sorriso: «Vedi, noi siamo famosi per la difesa, ma per sapersi difendere devi prima sapere chi hai difronte, studiarlo. Se ti organizzi puoi anche fermare Ramos e Cristiano Ronaldo, non soccombere per i tiri piazzati...». Certo, dico io. c’è anche un problema Bonucci, ma Fabio non raccoglie.

E adesso rischiamo di restare fuori...

«Sarebbe un dramma, mi dispiacerebbe molto... Non ricordo Belfast 1958, avevo dodici anni... posso dire che ho seguito le ultime vicende della Nazionale alzandomi alle tre di notte per vedere le partite...».

Ma un giudizio sul movimento calcistico nostrano visto da fuori puoi darlo...

«Già: visto dalla Spagna, dall’Inghilterra, dalla Russia, adesso dalla Cina...Vedi, il problema è che noi troviamo sempre delle scusanti quando andiamo in crisi. Se tutto il movimento, anche il settore giovanile, non produce dalla base uno deve chiedersi, come hanno fatto i tedeschi, warum?, e correre ai ripari. Noi invece importiamo giovani dall’estero...».

Però si dice che abbiamo migliaia di scuole calcio...

«Solo business».

Dimmi del campionato...

«L’unica novità è il Napoli. Ero in Brasile con Bielsa, Tite, Paneira e convenivano: di nuovo c’è solo come gioca il Napoli. Ma devo ribadire che è troppo facile vincere quando si gioca bene, le vere squadre vincono anche nelle avversità. La Juve è sempre lì, l’Inter ha un allenatore intelligente che ha lavorato alla grande sul mercato dell’anno prima, il Milan sta lavorando sul mercato nuovo... Ha preso tanti giocatori, forse ne bastavano tre che facessero la differenza...Volevo dire anche che ammiro quelli del Crotone: la vita è dura ma sanno già che si può fare...».