Ciclismo, il primo Europeo dei professionisti è di Peter Sagan

Il campione del mondo in carica conquista anche il titolo continentale precedendo Alaphilippe e Moreno. L'Italia sfiora il colpaccio con Moser e Villella, ma si accontenta del 9º posto di Ulissi

Dopo il titolo mondiale, Peter Sagan si prende anche quello Europeo (Bettini)

Dopo il titolo mondiale, Peter Sagan si prende anche quello Europeo (Bettini)

Plumelec (Francia), 18 settembre 2016  - Da questo pomeriggio il guardaroba del ciclismo si arricchisce di una nuova maglia, quella di campione europeo élite, e ad indossarla è un modello d'eccezione: quel Peter Sagan che dal settembre dello scorso anno sfoggia sulle passerelle di tutto il pianeta la maglia arcobaleno di campione del mondo - da difendere fra poco meno di un mese, nel deserto di Doha - e che ad ogni luglio, dal 2012 a oggi, porta sulle strade di Francia quella verde di leader della classifica a punti del Tour. Non poteva esserci vincitore migliore, quindi, per la prima edizione della rassegna continentale aperta anche ai professionisti, disputatasi sulle strade bretoni di Plumelec, nel nord della Francia. E anche se ci sfuggono pure le altre due medaglie - l'argento va al francese Julian Alaphilippe, il bronzo allo spagnolo Dani Moreno - sulle strade di Plumelec abbiamo assistito davvero ad una gran corsa degli azzurri guidati in ammiraglia dal ct Davide Cassani. Proprio l'Italia, infatti, ha condizionato 49,5 degli ultimi 50 km di gara, salvo poi vedersi tradita nel finale da coloro che avrebbero dovuto finalizzare - leggasi Diego Ulissi e Sonny Colbrelli - ma correndo, prima, come meglio non si poteva: e cioè inserendo Fabio Aru e Davide Villella nell'azione di diciotto uomini rimasti allo scoperto fino ad una trentina di chilometri dall'arrivo, e poi piazzandone addirittura tre - Giovanni Visconti, ancora un ottimo Aru e pure Moser - nel gruppetto di contraccanti allo scoperto al penultimo giro, che aveva nell'iridato di Valkenburg 2012, il belga Philippe Gilbert, la guest star. Fosse finita qui, però, avremmo parlato di un'Italia bella a metà. A rendere davvero convincente l'Europeo dei nostri ci hanno pensato, nell'ultima delle diciassette tornate, due ragazzi dalle risorse infinite: per primo Moreno Moser, già bronzo a cronometro e, come detto, già all'attacco nel plotoncino di Gilbert, che ha contrattaccato quando il gruppo è rientrato sui battistrada e, dopo aver toccato un vantaggio massimo di mezzo minuto ai 5mila metri dal traguardo, è stato ripreso solo a poco più di un chilometro dalla conclusione, sulla decisiva Côte de Cadoudal. E dopo il corridore trentino, ha provato a piazzare il colpo della vita anche Davide Villella, suo compagno di squadra nell'americana Cannondale appena di un anno più giovane - classe '91 per il corridore lombardo, '90 per il figlio e nipote d'arte pronto a passare all'Astana la prossima stagione - il cui sogno è durato lo spazio di 800 metri: dai -1,2 km agli ultimi 400 metri. In quel momento infatti il gruppo, grazie alla trenata del belga Ben Hermans, è tornato sotto per la volata, ma a noi comunque restava ancora un'ottima carta da giocare: quella di Diego Ulissi, corridore capace di vincere due volte il mondiale tra gli juniores e fatto apposta per finali di questo tipo, da volata in salita. Basti pensare, ad esempio, che delle sei tappe vinte al Giro dal 27enne di Cecina, due sono arrivate su arrivi fotocopia come quelli di Viggiano 2014 e Fiuggi 2015. Ma oggi, a Plumelec 2016, ad Ulissi sono semplicemente mancate le gambe per seguire l'accelerazione di Dani Moreno, lo spagnolo che ai 300 metri è uscito dal gruppo portandosi dietro, guarda un po', proprio Peter Sagan. E per lo slovacco è stato un gioco da ragazzi, a quel punto, regolare la concorrenza con un'azione ben più facile di quella con cui, appena dieci giorni fa, aveva rimontato in extremis il colombiano Urán in un altro sprint in salita, quello del Gp di Québec, prima delle due prove canadesi del calendario World Tour. Nell'altra, disputatasi domenica scorsa a Montréal, Sagan era stato secondo, battuto dal solo Van Avermaet che oggi era il principale assente. A ulteriore dimostrazione di quelle che erano le forze in campo, e di quanto poco scalpore faccia la vittoria del fuoriclasse slovacco. Dal canto suo, l'Italia chiude con il nono posto di Ulissi e con sette medaglie un Europeo comunque soddisfacente: l'oro di Elisa Morzenti nella cronometro donne juniores, gli argenti di Filippo Ganna nella cronometro under 23, Elisa Balsamo nella prova in linea juniores e Alessia Vigilia nella cronometro, i bronzi di Moreno Moser nella cronometro élite, Andrea Vendrame nelle corsa in linea under 23 ed Elisa Longo Borghini in quella femminile. Una torta golosa alla quale, in fondo, è mancata soltanto la ciliegina.