Venerdì 19 Aprile 2024

NBA, parla Belinelli: gioco per Jordan, il mio eroe e voglio andare in finale

A Charlotte: ho iniziato guardando MJ, ora me lo ritrovo in panchina...

Marco Belinelli (Hornets.com)

Marco Belinelli (Hornets.com)

Vive di canestri e palloni, Marco Belinelli, vive d’entusiamo. Dopo aver vinto il titolo Nba con San Antonio – unico italiano – fa di nuovo il pieno di entusiasmo. Il motivo è semplice: per la prima volta in carriera giocherà per un proprietario che, di fatto, è il suo eroe, Michael Jordan.

Belinelli, come è cominciata questa avventura? «Nel migliore dei modi. Qui sto bene. Davvero. Tutto procede bene».

Giocare per Jordan cosa significa per lei? «Ho cominciato a seguire la Nba spiando Michael. Gioco per il mio eroe, è pazzesco».

Dica la verità: al suo cospetto è in soggezione. «No. Ammetto che quando l’ho sentito al telefono, in estate, mi sono emozionato. Poi qua ci siamo visti un paio di volte. Dieci anni fa, forse, non avrei avuto il coraggio di guardarlo, ma ero un rookie. Ero un bambino. Ora è diverso. Però, magari, riparliamone dopo le prime partite. Lui si mette a bordo panchina. Vederlo là...».

Magari gli chiederà un consiglio. «Ecco, questo forse potrebbe mettermi in soggezione. E’ Jordan, non uno qualunque».

Una valutazione della nuova sistemazione. «Ci siamo ritrovati da poco. Qua, però, c’è gente seria. Ci si allena, si rispettano gli orari. Ho compagni intelligenti che capiscono il gioco. Ci sono le premesse per giocare bene, andare lontano e divertirsi».

Sembra quasi di sentirla parlare di San Antonio. «Gli Spurs restano unici. Per organizzazione e per mille altri motivi. Ma qua, credetemi, sto bene».

Obiettivo? Ci sarà ancora una finale tra Cleveland e Golden State? «Beh, tra le favorite metto anche San Antonio. Ma io sono competitivo. Mi piacerebbe arrivare in finale: perché non crederci?».

Trasferiamoci in Italia: Messina sarà ancora ct? «Sono felice, cos’altro devo aggiungere?».

Se l’aspettava? «Sì. Conosco Ettore, conosco il suo modo di pensare. So quello che ha provato dopo Torino. Vogliamo riprovarci».

Ma faceva più male lo zigomo rotto o la mancata qualificazione ai Giochi? «Mi sono fatto male allo zigomo? I rimpianti sono altri. Ho visto un po’ di Olimpiade in tv. Gelosia e incazzatura: ecco cosa ho provato. Ci credevo potesse essere l’estate giusta. Ma ora ripartiamo da zero».

Finale con Charlotte e finale con l’Italia agli Europei: affare fatto? «Perché no? Il gruppo è buono».

Bargnani e Datome sono tornati in Europa. Gli italiani d’America sono due, lei e Gallinari. Rischio estinzione? «Spero che Gentile faccia un grande campionato. E che arrivi qua. Più siamo e meglio è».

Milano favorita per lo scudetto e in A2? «L’Olimpia può bissare il titolo. Conosco meno la A2, ma il mio amico Mancinelli mi riferisce tutto. Virtus e Fortitudo fino in fondo? Magari, Bologna lo meriterebbe. Sarebbe il massimo per la città nella quale sono cresciuto». Difficile vivere negli States ora? «Ho anche le chiavi della palestra. Un giocatore cosa può chiedere di più? Ringrazio il Signore: sono davvero fortunato».

Stati Uniti nel futuro? «Qui sto bene. Ma amo l’Italia. Un giorno rientro nella mia San Giovanni in Persiceto».

La Nba ha perso Bryant, Garnett, Duncan: come sarà ora? «Diversa. Ho la fortuna di aver giocato e vinto con Tim. Conosco bene Kobe. Quando il fisico dice basta, bisogna ascoltarlo».

E il suo fisico? «Vi spiace se mi tocco? Ho 30 anni, non sono più un bambino. Ma voglio giocare ancora a lungo qui».