Martedì 23 Aprile 2024

Atletica, Italia a Rio senza stelle. Pizzolato: sorprendeteci

"Con Tamberi fuori abbiamo pochissime speranze di medaglia. Avanti così contro il doping"

Orlando Pizzolato e il trionfo nel 1984 alla maratona di New York

Orlando Pizzolato e il trionfo nel 1984 alla maratona di New York

Bologna, 29 luglio 2016 - Alle Olimpiadi di Seul nel 1988 arrivò soltanto sedicesimo ma la sua leggenda era già scolpita sull’asfalto di New York dove aveva vinto due volte consecutive la maratona nel 1984 e 1985. Il primo italiano e il primo europeo a vincere la classica diventata negli anni uno degli eventi sportivi più importanti al mondo «All’arrivo ero esausto, mi tremavano le gambe, le ginocchia non mi reggevano, allora feci finta di inginocchiarmi e di baciare l’asfalto» racconta divertito.

Adesso Orlando Pizzolato (58 anni domani, auguri) allena aspiranti maratoneti con stage e tabelle, è direttore di Correre la più importante e prestigiosa rivista del running, oltre a essere commentatore tecnico di Raisport.

Pizzolato, cosa dobbiamo aspettarci dalla spedizione azzurra dell’atletica a Rio de Janeiro? «Agli Europei hanno fatto molto bene, adesso il livello si alza decisamente, conquistare medaglie sarà difficile perché il più accreditato Gianmarco Tamberi nel salto in alto, purtroppo, non ci sarà».

Sentiremo poco o nulla l’inno di Mameli, dunque... «Non facciamo i disfattisti. Diciamo che l’obiettivo più realistico è quello di raggiungere qualche buon piazzamento...». 

Ci faccia qualche nome su cui possiamo riporre le nostre speranze. «Alessia Trost e Libania Grenot, ad esempio, hanno le rispettive finali alla loro portata. Poi dovranno dare il 110% per portare a casa una medaglia. Spero che ci sorprendano».

E sulla maratona cosa ci dice? «Be’, credo francamente che quest’anno i keniani siano davvero imbattibili: Ruggero Pertile ha fatto un ottimo risultato con il quarto posto ai Mondiali di Pechino ma rispetto a quella gara credo che gli atleti africani siano più agguerriti. Lo scorso anno i top runner avevano puntato sulle grandi maratone autunnali, stavolta saranno tutti presenti e concentratissimi, invece».

C’è solo da incrociare le dita nelle notti carioca. «Potremmo fare meglio rispetto a Londra 2012 ma credo che dovremmo aspettare il 2020 per veder sbocciare i nostri migliori talenti, come Yeman Crippa».

Questa edizione dei Giochi inizia con l’ombra del doping e la squalifica di massa degli atleti russi. Che ne pensa? «Mi viene la nausea. Purtroppo il doping è così radicato e sistematico che è difficilissimo combatterlo. Prima il Kenya, ora la Russia, questo significa che non c’è più solo un singolo atleta che sbaglia ma siamo di fronte a un malaffare organizzato e collaudato. Bisogna capire se è solo la punta dell’iceberg e se c’è ancora qualcos’altro da scoprire. È giusto fare piazza pulita: stanno dando segnali positivi. Bisogna combatterlo senza sosta e senza sconti».

Il caso Schwazer è particolare. Che idea si è fatto di questo intrigo? «La procedura non ha seguito i canoni normali. Alex ha investito tanto per riscattarsi dalla situazione che lo ha visto protagonista quattro anni fa. La mia sensazione è che colpendo lui si voglia colpire anche il suo allenatore Sandro Donati. Spero che si faccia chiarezza al più presto».

Per finire, la candidatura di Roma 2024 è diventata terreno di polemiche? Lei è pro o contro? «L’Olimpiade è uno straordinario evento e mi viene da dire che non si può essere contro a priori. Ma poi vedo quali difficoltà quotidiane devono affrontare i romani per vivere e spostarsi nella loro città e qualche dubbio, francamente, mi viene...».