Valence, 20 luglio 2018 - Peter Sagan vince in volata la tredicesima tappa del Tour de France 2018, la Bourg d'Oisans-Valence di 169,5 km e firma il terzo successo di questa edizione della Gran Boucle. Il portacolori della Bora-Hansgrohe ha superatoallo sprint Kristoff e Demare. Mantiene la maglia gialla Geraint Thomas. Ma al Tour tiene ancora banco la caduta di Vincenzo Nibali. Ecco le pagelle di Angelo Costa.
10 a Nibali. Lascia il Tour incassando le scuse del direttore Prudhomme, dopo non aver sollevato polemiche, mostrando con pudore il rimpianto per una corsa che stava diventando bella e avrebbe potuto rivelarsi bellissima di qui in avanti. Sa che in terra con lui sono finite le speranze d’Italia, sa anche che questo è il ciclismo, anche se così non dovrebbe essere, specialmente nel più importante dei grandi giri: non si è campioni solo nei risultati, ma anche nella dignità.
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9 a Sagan. Appena la strada del Tour torna orizzontale, colpisce: terza vittoria di tappa, undici in totale, da aggiungere ai venti secondi posti e ai podi che diventano 41. Non c’è corridore più spettacolare e vincente dell’iridato, che vive giorni particolari dopo aver annunciato al mondo di aver lasciato la moglie: la sua caccia alla sesta maglia verde continua, facilitato anche dall’addio di concorrenti pericolosi come Gaviria e Groenewegen, che si sono arresi sulle Alpi.
7 ai giornali francesi. Almeno loro colgono la Waterloo del Tour sull’Alpe d’Huez: nel titolo dell’Equipe (‘Irrespirabile’) c’è la sintesi di una giornata che dal ciclismo è sconfinata nel rave party. Non basta condannare gli eccessi del pubblico delle montagne, ormai noti da tempo, senza porvi rimedio: all’organizzatore della prima corsa al mondo il compito di trovare in fretta una soluzione. Per non rischiare ancora che a disegnare la classifica non siano le salite, ma chi le frequenta.
2 ai messaggi. Nibali racconta di aver ricevuto la solidarietà di tanti amici, da Aru all’ex ad del Milan Galliani. "Mi hanno scritto in tantissimi, anche se sono stato occupato soprattutto a informare la famiglia. Froome? Lui no", dice senza toni polemici o risentiti. Eppure sulla Gazzetta si legge che il britannico, come del resto Bardet e Dumoulin, gli hanno scritto dopo aver saputo dell’incidente: evidentemente sull’Alpe d’Huez, con tutta quella gente, non c’era abbastanza campo per spedire.
0 ai teorici del fair play. A sgretolare definitivamente l’ipotesi che i big sull’Alpe d’Huez abbiano atteso Nibali dopo la caduta è uno dei diretti interessati: a chi gli chiede se si sia trattato di un bel gesto, Tom Dumoulin replica con una faccia stranita. "Neanche per sogno: abbiamo rallentato per guardarci, era tattica, la corsa è corsa. Sapevo di Vincenzo, ma non lo abbiamo aspettato". Identica la versione di Froome, idem Landa, che era appena dietro: il vero fair play è dire la verità.