Mercoledì 24 Aprile 2024

Mondiali ciclismo 2017, Cassani: "Vince Sagan, noi saremo squadra"

Il ct azzurro: "Non siamo tra i favoriti, ma c'è voglia di crescere" Mondiali ciclismo 2017, oggi la crono. Orari tv, percorso e favoriti

Mondiali ciclismo 2017, il ct Davide Cassani

Mondiali ciclismo 2017, il ct Davide Cassani

Bergen, 22 settembre 2017 - Di essere un ct tranquillo, Davide Cassani non ha bisogno di raccontarlo: la sua faccia spiega tutto. Presentarsi al Mondiale di ciclismo in Norvegia senza la patente di squadra favorita aiuta: in una corsa come quella di domenica, potrebbe rivelarsi un vantaggio. In più, c’è un’Italia che ha iniziato bene la settimana iridata: nelle crono, la nostra materia più debole, è arrivata una medaglia con Puppio tra gli juniores dopo 15 anni e sono finiti nei dieci l’under 23 Affini e il talentone Moscon. Segnali importanti per un tecnico che, al quarto anno in azzurro, vede che la semina inizia a dare frutti.

Mondiali ciclismo 2017, oggi la crono. Orari tv, percorso e favoriti

Cassani, che Nazionale presenta domenica?

«In forma. Non la più forte in gara, ma desiderosa di correre da squadra. I favoriti sono altri».

Fuori i nomi.

«Sagan su tutti. Poi Boasson Hagen, Matthews, Kwiatkovski e i belgi Van Avermaet e Gilbert».

Cosa hanno più dei nostri?

«Hanno vinto mondiali, Olimpiadi e grandi classiche. Noi abbiamo corridori che sono cresciuti tanto, ma a quel livello ancora non sono arrivati».

Anche qui, i nomi.

«Trentin fino alla Vuelta ha fatto il gregario: gli hanno offerto la chance da capitano e ha vinto quattro tappe. Viviani ha conquistato un paio di classiche in agosto. E Colbrelli ha dimostrato di esser pronto a centrare successi importanti».

Italia non in pole, insomma.

«Esatto, anche se negli ultimi due anni siamo andati vicini al risultato: l’Europeo di un mese e mezzo fa l’abbiamo perso di un centimetro, l’Olimpiade di Rio perché Nibali è caduto nella discesa finale. Sarà un’Italia che darà il meglio, conscia delle sue capacità e dei suoi limiti».

Rimpianti?

«No, ho chiamato quelli che vanno più forte, non dei semplici cognomi. Se il riferimento è a Nibali, la risposta è semplice: dovevamo parlare di un suo eventuale ruolo dopo la Vuelta, ma si è fatto male cadendo e il discorso si è chiuso. Lo ritroverò a Innsbruck, fra un anno, dove si presenterà per vincere».

Sbarcati ieri sera in Norvegia, oggi (in gara donne junior e under 23 con il pro Albanese, ndr) vedrete il percorso. Il ritornello è: domenica se la giocheranno in cinquanta. Sarà così?

«Forse non 50, ma una trentina sì. Nel ciclismo di oggi, se le salite non sono lunghe e dure non fanno selezione. Poi, prima dell’arrivo, ci sono una decina di chilometri per poter recuperare».

Cassani, da cosa si accorge che l’Italia si sta risollevando?

«Come voi dai risultati nelle gare internazionali: nella crono, a parte il lampo Malori, eravamo desaparecidos. E’ il frutto di un lavoro iniziato tre anni fa, bravi anche i direttori sportivi delle società a prenderne coscienza. L’esempio è Moscon: ha avuto la possibilità di fare un cammino ideale verso il professionismo e oggi è il talento che promette di più».