Lunedì 22 Aprile 2024

Checco Zalone al Salone di Torino: "Il libro su di me? Non compratelo"

Tutti in coda per l’intervento del comico

Torino, Zalone al Salone del libro (LaPresse)

Torino, Zalone al Salone del libro (LaPresse)

Torino, 14 maggio 2016 - SE FOSSE ancora con noi, Umberto Eco sarebbe stato al posto d’onore nella presentazione della Nave di Teseo; c’erano però i suoi libri, a cominciare da “Pape Satàn Aleppe”, a rendere viva la sua presenza, accanto a Mario Andreose presidente della nuova casa editrice nata da una costola della Bompiani minacciata di omologazione in un megagruppo editoriale, dei cofondatori Furio Colombo, Elisabetta Sgarbi ed Eugenio Lio, insieme con gli autori Petros Markaris, Tahar Ben Jelloun e Nuccio Ordine; tra il pubblico, il ministro Franceschini e il direttore del Salone Ernesto Ferrero. Momenti di commozione e attesa per il futuro di una casa editrice che ha già tanto alle spalle.

LA GRAN FOLLA del Salone di Torino, ieri, era però nel primo pomeriggio, in coda da ore di fronte alla Sala Gialla, una delle più capienti del Salone, per Checco Zalone. Cabarettista, attore e musicista, Zalone – che si chiama in realtà Luca Medici – doveva raccontare l’Italia vista dalla Puglia (che quest’anno è la regione ospite d’onore). Affiancato dal critico cinematografico Gianni Canova e dal regista Gennaro Nunziante, e definito in sede di presentazione «la più grande maschera comica italiana attuale», Zalone ha imposto un tipo di comicità in cui si rispecchiano vizi e virtù del sud e dell’intera Italia. Di fronte alla folla che lo attorniava, ha esordito – nella casa dei libri, suscitando subito un mare di risate – dicendo: «Non acquistate il libro su di me, non ne vale la pena. È un libro scritto su di me senza una provvigione. C’è la mia intervista. Ho provato a leggerlo, mi ha messo un po’ di timore». E poi, interrogato sulla comicità, ha detto che è «un territorio durissimo», e che «far ridere è sempre più difficile».

La folla che poi lo ha seguito anche nel padiglione della sua regione ha fatto dell’attore il vero protagonista della giornata. Successo comunque anche per il vignettista di lungo corso Sergio Staino, di cui Giunti ha pubblicato un volume di vignette dal titolo “Alla ricerca della pecora Fassina”. Quando la sera il buon pastore conta le sue pecore, anziché 100 ne risultano 99: si è persa la pecorella Fassina. Comincia così il suo manuale per compagni stanchi, smarriti ma pur sempre compagni. Staino lamenta che nella sinistra non ci sia più l’etica, ma prevalga un’ottica settaria che per ogni contrasto ideologico parla di golpe, epurazione, deportazione invece di ricercare momenti di unione.

TORNANDO alla Nave di Teseo, Markaris e Ordine si sono soffermati sui crediti della Grecia in una situazione europea in cui quest’antico Paese si trova in oggettiva difficoltà. Il giallista (suo ultimo romanzo “L’assassinio di un immortale”) le cui invenzioni raccontano meglio di ogni cronaca Atene e dintorni si è confrontato con il docente che testimonia attraverso i classici la forza dei capisaldi della cultura occidentale. Nuccio Ordine ha presentato “Classici per la vita”, una piccola biblioteca ideale in cui la maggior parte degli autori presentati si rifà ai maestri dell’Antica Grecia, per sostenere che i classici non si leggono a scuola per superare gli esami, ma soprattutto per il piacere in sé che suscitano e per cercare di capire sé stessi e il mondo che ci circonda. «Nelle pagine dei classici – ha detto – anche a distanza di secoli, è possibile sentir pulsare la vita nelle sue forme più diverse».

NELLA FOLLA di appuntamenti che affollavano sale, salette e altri luoghi, da segnalare il ritorno al grande romanzo da parte di Rosa Matteucci, di cui è uscito per Adelphi “Costellazione famigliare”. Di notevole interesse anche l’incontro con la scrittrice russa Ludmila Ulitskaja, la cui comprensione per il pubblico è stata facilitata dalla collega Elena Kostioukovitch e da Anna Zafesova. Il suo romanzo “Una storia russa” (Bompiani) racconta il dopo Stalin a partire della morte del dittatore, in cui il potere vero era esercitato, soprattutto sugli intellettuali (nel romanzo un musicista, un fotografo e uno scrittore) dal servizio di sicurezza, il famigerato KGB, che una volta le sequestrò la macchina da scrivere.