In uno dei siti più sacri d’Italia, non lontano da San Giovanni Rotondo, luogo di rinomata devozione popolare, intendo Monte Sant’Angelo, la sensibilità civica, valori della bellezza e quelli della fede coincidono. Nel santuario in perfetto equilibrio fra natura e architettura, con le sue grotte, i suoi portali, le mirabili sculture, le testimonanze bizantine, longobarde, federiciane, medievali e rinascimentali convivono in una profonda unità spirituale che si riflette nella viva coscienza civile dei cittadini, che rispecchiano quella spiritualità in pulizia interiore ed esteriore, in decoro e rispetto,non raro in Puglia, ma qui anche più consapevole.
In fondo, il loro santo non è un uomo, benché grande e vicino come Padre Pio, ma un Angelo, incorporeo e lontano, più vicino a Dio che all’uomo, e suo messo. È l’angelo Gabriele a portare l’annuncio del Signore alla Vergine, Raffaele è il soccorritore; ma Michele a contrastare il male, a misurarsi con Satana per difenderci. L’angelo è custode, ma Michele è armato per proteggerci. Santo popolarissimo e molto venerato non solo in Italia, di lui si parla nel capitolo XII del Libro dell’Apocalisse dove l’Arcangelo è presentato come avversario del demonio e vincitore dell’ultima battaglia contro Satana e i suoi sostenitori: «Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago (…) Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli».
Michele, capo degli angeli, dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo invece fedele a Lui, mentre Satana e le sue schiere precipitano negli Inferi. È quindi giusto che all’entrata del santuario di Monte Sant’Angelo sia scritto, per l’aspra battaglia di Michele contro il male, e la vittoria nel salvare le anime dei buoni rispetto a quelle destinate all’inferno dei cattivi (è lui che regola il traffico): «Terribilis est locus iste. Hic Domus dei est. Et porta coeli». Terribilis, appunto, come deve essere; e non come è stato ridicolmente e retoricamente tradotto in inglese: «This place is Marvellous», e in italiano, subordinatamente: «Meraviglioso è questo luogo». No. Terribile. Terribile e basta.