Venerdì 19 Aprile 2024

Onore a Rotondi, salvò l'arte dalla furia nazista

Può un uomo vivere bene senza essere stato a Sant’Andrea in strada a Caprazzino? E nella incantata Piagnano, viva dei respiri e sospiri di tredici abitanti?

Può un uomo vivere bene senza essere stato a Sant’Andrea in strada a Caprazzino? E nella incantata Piagnano, viva dei respiri e sospiri di tredici abitanti? Fabiola Piri, selvaggia, compresa? È probabile se, preso dall’incanto del Montefeltro, si è fermato a Urbino; e non è salito per strade impervie, superata Urbania, a Sassocorvaro, luogo sacro all’arte, nel quale, ormai da vent’anni, Salvatore Giannella, pugliese, celebra l’incontro dell’antico sindaco, Oriano Giacomi, con un uomo grande come Pasquale Rotondi. Era il soprintendente che ricoverò in Palazzo ducale di Urbino, in Palazzo dei principi a Carpegna, e nella remota Rocca di Sassocorvaro, settemila opere d’arte

Riparati durante la guerra, per cinque anni e tre mesi, furono salvati dalla furia e dalla rapina i capolavori delle Gallerie di Venezia e di Urbino stessa. Arrivarono opere di Bellini, Tintoretto, Veronese, Tiziano e, soprattutto «La Tempesta» di Giorgione, da poco acquistata dallo Stato, in competizione con la Germania. Avrebbe rischiato di finirci,durante l’occupazione tedesca, se, in gran segreto, Rotondi non l’avesse nascosta a Sassocorvaro. I tempi difficili si ripropongono ora che il terremoto ha ferito il centro Italia, imponendo il trasferimento di molte opere di chiese e musei in nuovi rifugi. La cura paziente e il metodo di Rotondi sono ancora oggi necessari per l’azione di sovrintendenti che riconoscono in lui un modello. Aver cura di qualcosa, o di qualcuno, è una forma di protezione come quella di una madre verso il figlio. E in questo Rotondi è stato madre, senza superbia di studioso, attento a proteggere le anime degli artisti nei corpi delle opere. Lo riconobbe Argan, scrivendogli: «Tu sei il solo che abbia saputo anteporre la coscienza e la responsabilità e la dignità morale dello studioso al conformismo del burocrate».

Questo andrà riconosciuto oggi, in Umbria, a Marica Mercalli e, nelle Marche, al vescovo Brugnaro che, a Spoleto e a Sanseverino, hanno trovato gli spazi per le opere terremotate, con l’assistenza dei formidabili Vigili del Fuoco. Sassocorvaro ha istituito un premio destinato proprio ai salvatori dell’arte. E, molto civilmente, ieri, nel meraviglioso teatro entro la Rocca ubaldinesca, con l’entusiasmo, e la Gloria, del nuovo sindaco Daniele Grossi, sono stati premiati don Antonio Loffredo, parroco del rione Sanità di Napoli; l’archeologa Marcella Frangipane, che ha fatto rinascere la città di Arslantepe nell’Anatolia; Patrizia Dragoni che ha ripercorso il cammino delle opere salvate da Rotondi; Ferruccio Giovannetti e, soprattutto, Derya Ulubatli, giovane studiosa di Cipro, che vive il dramma di una nazione divisa tra Grecia e Turchia, con una lacerazione che soltanto la cultura può risarcire.