Chissà perché la violenza non si chiama con il nome che la esprime, ma con riferimenti a senso unico, reticenti anche di fronte all’evidenza. Sono stato a Trieste per le celebrazioni della Liberazione alla Risiera di San Sabba, ho ascoltato i discorsi di giusta indignazione contro il Fascismo. Poi ho visitato le foibe di Basovizza, dove migliaia di italiani, anche donne e bambini, sono stati gettati vivi in cavità carsiche, senza pietà e a guerra finita, da comunisti jugoslavi sotto il regime di Tito. Ebbene, in nessuna lapide, in prossimità delle fosse, pur evidenziate, è richiamata la violenza comunista, come se del male fascista si dovesse parlare, del male comunista si dovesse tacere. L’assassino fascista ha un nome, quello comunista non esiste.
Giovedì 18 Aprile 2024
ArchivioIl silenzio sui crimini dei comunisti