Hublot - Techframe Ferrari: inevitabilmente da collezione

Hublot - Techframe Ferrari

Hublot - Techframe Ferrari

Prendendo due marchi del genere – Hublot (di proprietà del colosso del lusso Lvmh) e Ferrari, entrambi di altissimo profilo, decisamente di moda e largamente conosciuti anche al di fuori dei loro settori di appartenenza – si potrebbe pensare che i rispettivi amministratori delegati si siano incontrati e abbiano detto: facciamo qualcosa per “vincere facile”! Invece non funziona così, perché quando vengono immaginate partnership simili per la realizzazione di un prodotto in sinergia (nel caso specifico: un Hublot che celebrasse i 70 anni del “Cavallino Rampante”), di solito il rischio concreto è che venga fuori una “roba” insipida, che in definitiva non riesca ad accontentare gli appassionati (molto esigenti) di nessuna delle due realtà in ballo. Con il Techframe Ferrari 70 Years Tourbillon Chronograph – è questo il suo nome completo all’anagrafe della storia orologiera – siamo all’antitesi. Hublot e Ferrari hanno realizzato un capolavoro di tecnica e design. E, aspetto ancora più complicato, di grande fascino. Capiamo perché. Una cassa del diametro di 45 mm completamente scheletrata – in pratica è un telaio tubolare – nell’orologeria di alta gamma non si era mai vista e difatti è nata dalla creatività di Flavio Manzoni, responsabile del design a Maranello. Non si è trattato però di un esercizio stilistico fine a se stesso, bensì di un approccio da Formula 1. Nel senso che Manzoni è partito assecondando le necessità del “motore”: ovvero il movimento realizzato per l’occasione da Hublot – Cal. 6311 – a carica manuale, con 253 componenti, che offre 5 giorni di riserva di carica, con funzione cronografica mono-pulsante (“rosso Ferrari”, che avvia, ferma e azzera le misurazioni) e tourbillon volante (una sorta di organo regolatore in versione ultra-artigianale e sofisticatissima); per un quadrante tanto potente dal punto di vista visivo quanto chiaro nella lettura delle varie indicazioni. Tre le versioni: King Gold, Peek Carbon e titanio (in foto), ciascuna in 70 pezzi, inevitabilmente da collezione.