Giovedì 18 Aprile 2024

La febbre asiatica è finita in archivio: ora si torna alle origini

Il ritorno alle origini del mercato italiano in tempo di crisi

Girard-Perregaux

Girard-Perregaux

L’orologeria meccanica di alta gamma negli ultimi anni ha “tirato” tanto, per fatturati e marginalità, grazie soprattutto alla richiesta asiatica. E l’Italia, per diffusione e competenza, è storicamente uno dei mercati più importanti al mondo come punti vendita – uno per tutti, Ferdinando Veronesi & Figli di Bologna è concessionario Rolex dal 1932 e di Patek Philippe dal 1939, come dire, molte delle case di orologi al top oggi neppure c’erano e Veronesi già vendeva Oyster e Calatrava – e clientela finale, matura e informata, che nei decenni ha innescato diversi successi poi diventati planetari. Un po’ per la crisi del Sistema Paese, incapace di stare al passo della globalizzazione, un po’ perché si tende a inseguire la domanda, l’Italia da oltre un decennio è diventata uno “spedizioniere” di orologi verso l’Asia, perdendo di vista il cliente finale italiano. Poi, da un paio di anni, il mercato asiatico ha rallentato molto per diversi motivi (congiunturali, per il giro di vite del presidente cinese Xi Jinping alla corruzione interna e altro ancora), di conseguenza vengono venduti meno orologi e Baselworld 2017 – la più importante fiera mondiale del settore – ha contato 200 stand in meno rispetto ai 1.500 dell’edizione precedente. Con quali conseguenze? I grandi gruppi e marchi indipendenti più importanti sono abituati a cicliche crisi che gestiscono con lo stesso “savoir-faire” che mettono nel realizzare i loro orologi: consolidano le posizioni, diminuiscono la produzione, puntano sui prodotti più iconici in catalogo e magari non alzano i listini. Mentre il mercato nostrano sta tentando di riconquistare la clientela finale italiana, trascurata per troppo tempo. Con due plus. Il primo è che mai come oggi l’offerta è variegata e per tutte le tasche (dai mille euro a oltre il milione, come ci mostra la rassegna odierna sulle novità più interessanti tra SIHH di Ginevra e Baselworld) e allacciarsi al polso un segnatempo di qualità, pieno di contenuti – come il Girard-Perregaux nella foto (il celeberrimo Laureato che descriviamo nella categoria “Long Seller”) – e design di ogni genere, non è mai stato tanto facile. Mentre il secondo plus è figlio dei tempi: l’ora la leggiamo ovunque e la precisione di un segnale orario che rimbalza su internet rende i nostri computer e “device” ben più esatti di un cronometro da polso. È quindi nella diversità del meccanismo fatto per durare, nel suo ticchettio anacronistico e romantico, che sta la vera attualità dell’orologio di alta gamma. Deve saper emozionare. Stavolta, per fortuna, anche il cliente finale italiano. Michele Mengoli