La faccia di bronzo di due ragazzi d’oro e la forza delle donne

Giuseppe Tassi

Giuseppe Tassi

La faccia bella e spavalda di Fabio Basile con la mano sul cuore al suono dell’inno nazionale: è’ la fotografia di una domenica specialissima che regala cinque medaglie (2 ori, 2 argenti e un bronzo) allo sport italiano sotto il cielo di Rio.

A firmare la medaglia d’oro numero 200 nella storia dei Giochi è un giovane judoka di 21 anni con occhio brillante e tartaruga da seduttore. Ma dietro l’apparenza c’è tanta sostanza e un spirito guerriero, che gli permette di sovvertire ogni pronostico. Di issarsi in cima al mondo con la forza della tecnica e l’eccezionale temperamento che lo sostiene. Senza paura, senza complessi Fabio, che fin qui aveva vinto un solo bronzo europeo, è salito sul tatami con la stimmate del predestinato. Uno dopo l’altro ha messo in ginocchio gli avversari prima del tempo. Fosse boxe, parleremmo di ko ma la sostanza è la stessa. Anche in finale Fabio brucia sul tempo l’avversario, gli impedisce di ragionare, lo atterra con un ’’ippon’’ e chiude la partita della gloria.

E’ l’apoteosi di un giovane talento che in pochi minuti si ripete sulla pedana del fioretto, dove un altro asso a sorpresa, Daniele Garozzo, 24 anni da Acireale, si prende il lusso di battere il numero uno del ranking mondiale , l’americano Massialas, per scatenarsi in una pazza corsa verso il pubblico col fioretto levato al cielo a reclamare la gloria di Olimpia.

E poi ci sono le donne, le magnifiche donne d’Italia che fanno la loro parte con l’argento pesante di Tania Cagnotto e Francesca Dallapè, prima medaglia femminile nei tuffi conquistata con la grazia di due mannequin. E ancora l’argento rabbioso della judoka Giuffrida, 21 anni e il bronzo della fatica firmato dalla Longo Borghini nel ciclismo. Per finire con la medaglia di cartone delle ragazze dell’arco. Non hanno il fisico da indossatrici, portano goffi occhiali ma da 70 metri centrano il bersaglio. E il cuore degli italiani.