Mercoledì 24 Aprile 2024

Olimpiadi: Pellielo, l'argento e l'ispirazione di Papa Ratzinger

A Rio non si era portato i Pokemon ma i libri del pontefice emerito

Giovanni Pellielo (AFP)

Giovanni Pellielo (AFP)

Rio de Janeiro, 9 agosto 2016 -  Giovanni Pellielo vincerà l’oro alla Olimpiade di Tokyo, nel 2020. Questo ho pensato, quando ho visto andare a vuoto il suo quarto sparo di spareggio, contro quel croato, Josip Glasnovic, di tredici anni più giovane, 33 primavere contro le 46 dell’azzurro, il più anziano nella spedizione allestita dal Coni per Rio 2016. Ma il tiro a volo ha il pregio di non conoscere l’oltraggio dell’età e di sicuro Johnny, come lo chiamano tutti nell’ambiente, avrà ancora voglia di riprovarci.

Peccato, però. Alla sua settima partecipazione ai Giochi (lo intervistai per la prima volta a Barcellona, oltre un quarto di secolo fa!), la Fiamma Azzurra di Vercelli aveva fatto tutto nel modo giusto. Era stato brillante nelle qualificazioni e poi, nella fase finale,aveva gestito lo stress meglio del marchigiano Fabbrizi, alla fine costretto ad accontentarsi di un decoroso piazzamento.

E però c’era questo Glasnovic Che viene da Zagabria, usa ovviamente un italico fucile e deve aver preso proprio il nostro Johnny come un modello, visto che ha dichiarato di voler restare nella fossa del trap ‘per tutta la vita’. Quindi immagino ci sarà una rivincita nel poligono di tiro giapponese, fra quarantotto mesi o giù di lì.

IL PAPA. Ma dicevo del nostro Johnny, degno allievo di un bravo maestro come Albano Pera, un signore che ha fatto la storia del tiro al piattello. Pellielo non ha mai nascosto la sua forte fede religiosa. E’ un cattolico praticante, ha un’idea molto sana dello sport come mezzo per affratellare i popoli, non concepirebbe mai l’uso di un’arma fuori dal contesto agonistico. Per consumare le lunghe ore della vigilia qui a Rio non si era portato i Pokemon Go o altre diavolerie elettroniche. Ogni sera si addormentava leggendo un brano dei tre libri che Joseph Ratzinger, il Papa emerito, insomma lui, Benedetto XVI, ha dedicato alla figura di Gesù. E tanto serva a descrivere un personaggio che avrebbe meritato di vincere a prescindere, solo che lo sport prevede pure la figura del nobile sconfitto.

Johnny da Vercelli, purtroppo.

IL CURRICULUM. L’argento di ieri è la quarta medaglia olimpica per Pellielo. Il suo cammino è impressionante, un modello di longevità anche tra i tiratori. Leggere per credere. Decimo nel 1992 a Barcellona. Tredicesimo ad Atlanta nel 1996. Bronzo a Sydney nel 2000. Argento ad Atene nel 2004. Argento di nuovo a Pechino nel 2008. Ottavo a Londra quattro anni orsono. E ancora d’argento sotto il cielo plumbeo di una Rio che sembra aver dimenticato il sole.

IL DUELLO. La sfida contro Glasnovic è stata fastidiosamente intensa. Rimasti in due, i contendenti hanno manifestato un mutuo rispetto. Io so che tu sai che io so: ci giocheremo l’oro fino all’ultimo brandello d’anima, fino all’errore che ci separerà.

In parità dopo quindici piattelli, Johnny e Josip sono andati agli spareggi. Un tiro dopo l’altro. Frammenti di panico tra bagliori di speranza. Johnny ha sbagliato il quarto bersaglio nella serie a oltranza e non gli restava che confidare in un cedimento nervoso del collega croato.

Ma il destino voleva diversamente. Pellielo rimanda l’appuntamento con l’oro a Tokyo. Conoscendolo un poco e apprezzandone l’umanità, sono sicuro che non gli mancherà la voglia di aspettare.