Giovedì 25 Aprile 2024

M5S in piazza per la 'Notte dell'Onestà'. Grillo attacca Renzi: "Ma vaff..."

L'evento organizzato da M5s per tenere alta l'attenzione su 'Mafia Capitale' e sulla corruzione della politica

La 'Notte dell'Onestà' promossa dal M5S a piazza del Popolo a Roma (Ansa)

La 'Notte dell'Onestà' promossa dal M5S a piazza del Popolo a Roma (Ansa)

Roma, 24 gennaio 2015 - Il Movimento 5 stelle è sceso in piazza a Roma per la 'Notte dell'onestà', organizzata per tenere alta l'attenzione su 'Mafia Capitale' e sulla corruzione della politica. E, infatti, "onestà, onestà" e "fuori la mafia dallo Stato" sono stati gli slogan più gettonati fra i manifestanti, mentre gli attori Claudio Santamaria e Claudio Gioè hanno recitato alcuni brani delle intercettazioni fra i principali protagonisti della vicenda dell'inchiesta sul 'mondo di mezzo' romano.

L'avvio della kermesse è stato affidato alla popolare senatrice romana Paola Taverna: "Io me la ricordo Roma - ha detto - mi ricordo quando c'era ancora il mercato a piazza Vittorio... oggi se vai a piazza Vittorio ci trovi i cinesi, i coreani, non gli italiani". Primo ospite di riguardo il comico Enrico Montesano, che ha provato a intonare la strofa di uno stornello di Gabriella Ferri, "ma la fava romanesca...". Applausi per i due proclami dell'artista, in passato anche europarlamentare Pds: "Se i fessi sono onesti, vorrei che i fessi andassero al Governo di questa città. I servizi che mi dai te li pago, gli altri no: dobbiamo fare uno sciopero fiscale". 

Dopo Montesano ha preso la parola dal palco il magistrato in pensione Ferdinando Imposimato: "La corruzione - ha detto l'ex giudice - è una tassa occulta. Un ristretto gruppo si arricchisce alle spalle degli italiani. Dobbiamo scendere in campo a fianco dei ragazzi del Movimento 5 stelle". Imposimato ha espresso "gratitudine" nei confronti dei "coraggiosi magistrati" che hanno indagato su "Mafia capitale". "Sono qui - ha detto dal canto suo Salvatore Borsellino, guadagnando il palco dopo che sul maxischermo sono apparse alcune immagini di suo fratello Paolo, magistrato vittima della mafia - perché sono certo di essere fra gente onesta". "Al rottamatore dell'Italia, al rottamatore dello stato di diritto - ha detto riferendosi al premier Matteo Renzi - non interessava altro che riesumare Berlusconi per distruggere insieme la nostra Costituzione". E ancora: "Si tratta per il presidente della Repubblica con un criminale ai servizi sociali". Frase poi rilanciata da Beppe Grillo su Twitter.

"E' l'assefuazione la migliore alleata dei delinquenti", ha dichiarato invece dal palco il deputato Alessandro Di Battista chiedendo ai cittadini di non abbassare la guardia. "Ci siamo addormentati cittadini di Roma Capitale, ci siamo svegliati abitanti di Mafia Capitale. La mafia si é fatta Stato quando lo Stato ha rinunciato a fare lo Stato", ha detto la sua collega Roberta Lombardi che ha poi citato una frase del personaggio del Libanese di 'Romanzo Criminale': "Roma se la ripijamo". Il nobel Dario Fo, tra ironia e amarezza, ha parlato attraverso un videomessaggio di "italiani, popolo di ladri, di furfanti moderati", mentre Sabina Guzzanti ha esortato la piazza. "Gli italiani siamo noi che potrebbero cambiare e non cambiano, non siamo consapevoli che i più forti siamo noi".

Sul palco è salito anche il rapper Fedez, autore dell'inno del Movimento. "Mi sento inadeguato a intervenire qui, come Gasparri a un Twitter award...", ha esordito il giudice di X Factor. «La più grande organizzazione terroristica è italiana, e si chiama mafia - ha aggiunto - Prima di chiedere a tutti i musulmani di prendere le distanze dalla strage di Charlie Hebdo, dovremmo chiedere a tutti gli italiani di prendere le distanze dalle stragi di mafia. E infatti quando ci fu in Germania la strage di Duisburg nessuno prese le distanze. Avrei voluto vedere meno simboli e bandiere - ha proseguito l'artista - L'unico modo per dire che siamo Charlie e non ciarlatani non sono le foto messe su Twitter. Il più grande nemico dell'Italia sono gli italiani".

Da piazza del Popolo, poi, è stata lanciata la sfida al premier Matteo Renzi per quanto riguarda l'elezione del prossimo presidente della Repubblica. "Abbiamo deciso di rispondere tutti assieme", ha spiegato Alessandro Di Battista parlando della richiesta di un appuntamento per le consultazioni sul Quirinale, avanzata dal Partito democratico. "Noi al Nazareno, con tutto il rispetto, c'è andato Berlusconi, non ci andiamo. Chiediamo che Renzi i nomi non li faccia al Movimento 5 stelle ma li faccia al popolo italiano - ha scandito dal palco il deputato pentastellato -. Renzi fuori i nomi. Lei ha deciso che il Capo Stato sarà eletto dalla 4/a votazione e così il nome sarà espressione di un partito solo: quello suo e di Berlusconi, quello del Nazareno. Il presidente della Repubblica non può essere di parte, la sua figura deve essere garantita e condivisa. Per eleggere il presidente di tutti lo si elegga nei primi tre scrutini".

Ultimo a salire sul palco il leader Beppe Grillo, che ha insistito sull'importanza dell'onestà intellettuale. "È la disonestà intellettuale che rovina i rapporti fra le persone", ha detto -. Abbiamo un buffoncello che ci dice 'fate i nomi' quando non dice i nomi neanche al suo partito. E noi dobbiamo seguirlo? Ma andate affanc..". E dopo l'affondo a Matteo Renzi è arrivato quello a Giorgio Napolitano. "Se non fosse per un presidente che ha lavorato contro la democrazia oggi ci saremmo noi a governare le macerie di questo paese", ha proseguito Grillo. "Abbiamo evitato disordini sociali in Italia - ha aggiunto il leader del Movimento 5 Stelle -. Ci hanno definito eversori ma abbiamo fatto da cuscinetto". E ancora: "Noi siamo contro queste riforme qui. Noi siamo riformatori - ha detto -. Se evadere il 3% del fatturato è una riforma noi non ci stiamo, siamo anti-riforma". Poi è tornato su uno dei cavalli di battaglia del M5S. "Dobbiamo uscire fuori dall'euro immediatamente, riprenderci la nostra sovranità. Questa gente del fiscal compact andrebbe processata, perché hanno modificato dei trattati - ha proseguito -. Ve lo dice un pagliaccio di natura. Io non ho fatto la Bocconi".

"Non so se dovremmo rimanere puri. Forse dovremmo sporcarci anche noi le mani di m...?", ha detto provocatorio alla folla. Una domanda a cui la piazza ha risposto fragorosamente "no". "Allora siamo d'accordo", ha concluso salutando i suoi sostenitori e lasciando la manifestazione.