Il vino più antico ha 8mila anni, lo dicono i "frammenti" di giare

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IL VINO più antico ha 8mila anni, ossia mille più di quanto si pensasse. Le sue tracce, che risalgono al periodo Neolitico, sono state scoperte nei frammenti di otto vasi in terracotta rinvenuti in Georgia, nel Caucaso meridionale. Annunciata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), la scoperta si deve ai ricercatori coordinati da David Lordkipanidze, del Museo Nazionale Georgiano. «Crediamo che questo sia il più antico esempio della produzione del vino e quindi della coltivazione della vite», ha rilevato uno degli autori, Stephen Batiuk, dell’università canadese di Toronto. I frammenti di otto grandi giare, simili a quelle che ancora oggi vengono usate nella regione per conservare il vino, risalgono al 6mila avanti Cristo e sono state rinvenute in due siti archeologici chiamati Gadachrili Gora e Shulaveris Gora, a circa 50 chilometri dalla capitale Tbilisi. Analizzando i resti di terracotta, presso i laboratori dell’università americana della Pennsylvania, i ricercatori hanno identificato le impronte digitali del vino, che consistono in quattro composti chiave che sono gli acidi tartarico, malico, succinico e citrico. Finora le tracce più antiche del vino mai scoperte erano quelle risalenti al 5mila avanti Cristo e rinvenute in Iran, nei Monti Zagros. La scoperta dimostra, invece, che la produzione del vino era praticata almeno mille anni prima nella regione del Caucaso meridionale, al confine dell’Europa orientale e Asia occidentale. Altre indagini archeologiche indicano che la vite era abbondante in tutta la regione dove sono stati scoperti i frammenti dei vasi. In quest’area, secondo i ricercatori, la pianta, nel Neolitico, aveva trovato un ambiente dal clima mite, simile a quello delle regioni dell’Italia e della Francia Meridionale dove oggi vengono prodotti vini pregiati. «La coltivazione della vite nel Neolitico – ha detto Batiuk – ha portato alla nascita di una cultura del vino in tutta la regione».