Martedì 16 Aprile 2024

La famiglia Perdisa: dinastia del Dracone

Alberto, nipote del fondatore Luigi, gestisce la tenuta Palazzona di Maggio insieme alla moglie Antonella Breschi e ai figli. Riscuote successo il rosso. "Siamo sempre alla ricerca del vino perfetto"

vino rosso

vino rosso

Bologna, EDITORI per tradizione familiare, vignaioli per vocazione. La tenuta Palazzona di Maggio, di proprietà della famiglia Perdisa da quattro generazioni, a metà strada tra Bologna e Imola, è dominata dalla villa settecentesca (oggi completamente ristrutturata) già proprietà dei conti Malvezzi. Qui il professor Luigi Perdisa, illustre studioso di scienze agrarie, piantò, sin dai primi anni Sessanta, vitigni internazionali come Cabernet Franc, Chardonnay, Pinot Grigio e Merlot che affiancarono ampie superfici di Sangiovese di Romagna, autoctono illustre delle colline imolesi e romagnole. La campagna, i vini, erano la passione neppure tanto segreta del prof, che affiancava agli studi una lungimirante attività editoriale fondando l’Edagricole. Dopo alterne vicende familiari oggi l’azienda è condotta dal nipote Alberto Perdisa (anche lui editore in proprio), dalla moglie Antonella Breschi con il figlio Federico a seguire e curare vigne e cantina. «Qui feci nel 1979 la mia prima vendemmia con mio nonno Luigi – ricorda oggi Alberto – e faceva un freddo da cani. Quest’anno abbiamo finito di vendemmiare ai primi di settembre quando negli altri anni cominciavamo. Il clima proprio è cambiato».

«DA TRE generazioni – aggiunge – siamo all’inseguimento del vino perfetto, e le nostre scelte sono state dettate da un unico obiettivo, il miglior risultato possibile in relazione al tipo di terreno. Mio nonno fu lungimirante a piantare varietà francesi assieme agli autoctoni». E non a caso il rosso più premiato e venduto della casa è il Dracone, taglio bordolese di merlot, cabernet franc e petit verdot, anche in versione riserva. Cinquantamila le bottiglie prodotte in azienda, ma con un potenziale di almeno tre volte tanto (15 gli ettari vitati su una superficie complessiva di 100). «Abbiamo ristrutturato gli impianti e curiamo la produzione in maniera maniacale. Produciamo vini che sono frutto di passione e rispetto per l’ambiente, e che sono figli di un territorio collinare particolarmente adatto alla viticoltura, ma che richiede tanto lavoro, impegno e costi elevati», aggiunge Alberto. Il giovane Federico Perdisa ha contratto il virus del vigneron e segue la produzione in collaborazione con gli enologi Federico Curtaz e Aroldo Belelli: «Tutte le operazioni in campagna sono fatte a mano e abbiamo aderito ai protocolli di gestione sostenibile e produzione integrata in attesa della conversione completa al biologico che è in corso. Abbiamo anche avviato una ricerca per la selezione di lieviti indigeni che presto useremo in cantina».

"La nostra produzione è frutto di passione e rispetto per l'ambiente"

FEDERICO ama le novità ed è particolarmente orgoglioso della riserva di Romagna Sangiovese ‘Le Armi 2011’, frutto di una selezione esasperata in vigna (40 quintali/ettaro le rese), 5mila bottiglie andate a ruba e premiate ai concorsi internazionali. La lady di Palazzona di Maggio è Antonella Breschi Perdisa, da quasi un anno presidentessa del Movimento turismo del vino in regione. Un impegno forte: «L’obiettivo è portare tanti nuovi turisti nelle nostre cantine, soprattutto in quelle medio-piccole, dove si può toccare con mano il lavoro dei vigneron, conoscere la loro passione, vedere i loro sacrifici. In fin dei conti siamo tutti agricoltori-artigiani e spesso non si percepisce l’impegno che fare qualità comporta». L’edizione di Cantine aperte 2017 è andata bene ma «si deve fare di più per far conoscere un patrimonio enologico unico come l’Emilia Romagna. Dobbiamo coinvolgere di più le cantine, lavorare con gli operatori turistici locali, con gli esperti, le associazioni tutte che gravitano nel mondo del vino e del cibo. Abbiamo iniziato una collaborazione con l’Enoteca regionale. Il Movimento ha forti potenzialità inespresse, nostro dovere è far uscire queste potenzialità allo scoperto. Dobbiamo crescere, soprattutto in Romagna».