Giovedì 25 Aprile 2024

Sangiovese, cinquant’anni di purezza

Si celebra il simbolo della Romagna

sangiovese

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SANGIOVESE, il più amato dei vini romagnoli. Nel luglio di 50 anni fa fu il primo, in terra di Romagna, ad ottenere il Doc. Lo rievochiamo con brevi sorsi di una filastrocca del poeta Aldo Spallicci: sua la bella definizione della Romagna. Soprattutto, come «isola del sentimento». «O sanzves rumagnol/che manda udor ad viòl/che sana in dò che toca/ cun n’amatin in boca/... Giosta chi l’ha fat sant... (O sangiovese romagnolo che tramanda odor di viole, che sana dove tocca, con un amaretto in bocca... Giusto che l’abbiano fatto santo...). Anche la poesia come identikit di sapori e di saperi. Sul perché del nome sangiovese, suggestiva - tra altre- l’ipotesi: «sanzves», derivazione in dialettoto romagnolo dal pagano «Sangue di Giove», dal temperamento dei romagnoli veraci. Altrettanto gustosa, da tempo, è la disfida tosco-romagnola tra sulla paternità storica di questo vitigno, base determinante di importanti vini toscani. Un indizio, tra le varie ipotesi, porterebbe in Romagna: l’antica vocazione per il vino delle colline romagnole è raccontata da Plinio/Storia Naturale, libro XIV, 67: attenzione, il doc c’era già due mila anni fa, i vini migliori portavano il nome delle terre d’origine, quando pone i Cesenatia, i vini cesenati, nella hit parade dei migliori vini dell’Impero. La ricorrenza del sangiovese viene laicamente celebrata con iniziative e degustazioni a cura del Consorzio Vini di Romagna, in collaborazione anche con Tramonto Divino, presentazioni e degustazioni in tour sulla Riviera. Prossimo appuntamento a Cesenatico, il 4 agosto, in piazza Sposa dei Marinai, con il fior fiore dei vini italiani ed una menzione speciale per il compleanno sia del sangiovese, sia dell’ albana di Romagna, il cui riconoscimento come vino d’autore risale al 1987. Torniamo, infine, al dibattito tosco-romagnolo sulla paternità del sangiovese. Il termine Chianti, gran vino (di cui il sangiovese entra in purezza a farne parte) deriverebbe dall’etrusco «clanti», vale a dire figlio bastardo di casa nobile. E dunque chi sarebbe il padre? Laddove la via Emilia si snoda come una lunga tagliatella a verso il mare, i romagnoli hanno pochi dubbi: il babbo del Chianti è il sangiovese romagnolo, sangue di Giove.