Le cantine griffate delle Archistar

Luca Bonacini

Luca Bonacini

ANDARE A CASA del vignaiolo può essere un’esperienza davvero totalizzante. Lo dice anche il XII rapporto nazionale sul Turismo del Vino, presentato a fine giugno, che per l’80% dei Comuni e delle Strade del Vino riferisce previsioni superiori addirittura ai numeri del 2016, quando gli enoturisti in arrivo erano 14 milioni. Un’analisi che parla di una costante crescita, e prevede un aumento di arrivi e volume d’affari per oltre il 40% dei Comuni e il 60% delle Strade del Vino e stimola un comparto che in questi anni ha migliorato sensibilmente l’approccio e la cultura del ricevere. Tra le mete più a la page, le cantine firmate dalle archistar, di una tale bellezza e unicità da diventare meta irrinunciabile non solo per i globe trotter del vino. A Gavorrano (Grosseto), c’è Rocca di Frassinello, la cantina progettata da Renzo Piano. Una grande terrazza, integrata in un anfiteatro naturale punteggiato di vigneti, e sotto, la barriccaia, un’arena dove “riposano” 2500 barriques, definita tra le “7 Meraviglie” del vino. Qui non mancate un calice di Le Sughere di Frassinello (sangiovese, merlot, cabernet sauvignon), da gustarsi con crostini al patè di fegatini. A Suvereto (LI), c’è la cantina Petra, disegnata da Mario Botta. Al centro del lungo fronte, un volume cilindrico in pietra di Prun, un piano inclinato parallelo alla collina, e al pianoterra una lunga galleria che si interrompe contro una parete di roccia. Qui è d’obbligo un calice di Petra Alto, (Sangiovese 100%), insieme al Rigatino di San Miniato, di Faleschi. A Castagneto Carducci c’è Ca’ Marcanda, disegnata da Giovanni Bo, su idea di Angelo Gaja. Un poderoso corpo in pietra e tetti spioventi sovrapposti, ricoperto dalla vegetazione, perfettamente integrato nel paesaggio. A seguire un calice di Promis (merlot 55%, syrah 35%, sangiovese 10%), con Mortadella di Prato di Mannori. Il progetto a bassissimo impatto ambientale di Campo di Sasso, ideato per Lodovico e Piero Antinori nei pressi di Bibbona, porta invece la firma di Gae Aulenti. Una struttura interrata, su tre livelli, con gli unici volumi emergenti, realizzati in vetro o in lamiera. Per il nostro aperitivo scegliamo il Rosè Sof, con uve, Cabernet Franc e Syrah, insieme a un’insalatina di Tonno del Chianti by Dario Cecchini. Mentre in località Cantalupo a Bevagna (PG), c’è il Carapace, firmato Lunelli e Arnaldo Pomodoro. La prima scultura al mondo in cui sia possibile vivere e lavorare, ricoperta di rame, e incisa da crepe che ricordano i solchi della terra. Il calice giusto è Ziggurat Montefalco rosso, (Sangiovese, Sagrantino, Cabernet, Merlot), con prosciutto di Grigio del Casentino, di Fracassi.