Venerdì 19 Aprile 2024

Stuprata a 12 anni dal fidanzatino di 13: "La pornografia online mi ha distrutto la vita"

"Lui era ossessionato, ho pensato che se fosse finito in fretta sarei stata meglio"

Purtroppo anche questa estate registra un crescendo di violenza e molestie

Purtroppo anche questa estate registra un crescendo di violenza e molestie

2 aprile 2015 – Stuprata a 12 anni da un ragazzino di 13. Trovare il coraggio di raccontarlo e denunciarlo a 17, dopo un lungo percorso che l'ha portata a capire la violenza ricevuta. E, nel cercare un colpevole, puntare il dito contro un fenomeno che si tenta, con grandi difficoltà, di arginare da tempo: la pornografia online. La storia di Rhea e Andy (nomi di fantasia) arriva dall'Inghilterra, a raccontarla al Mirror è una ragazza non ancora maggiorenne che preferisce rimanere anonima.

“Quando eravamo seduti tutti insieme a pranzo, lui era più tranquillo e scherzava meno degli altri”, spiega. I due a scuola parlano poco, si conoscono in chat, su Msn, nel pomeriggio. “Mi piaceva come amico e non volevo davvero un ragazzo, erano i miei amici che mi spingevano a starci insieme”. Ha solo 12 anni, ma fra i compagni il sesso è già l'argomento più gettonato: “La gente scherzava sul porno, ma nella maggior parte dei casi non capivo davvero di cosa stessero parlando”.

Il problema è che in Andy l'interesse per il tema cresce, fino a diventare quasi un'ossessione. Finché la situazione non degenera. “Un pomeriggio siamo andati al parco, dopo la scuola, e lui sembrava più appiccicoso del solito”. Rhea prova ad allontanarsi, ma non ha paura, non si rende conto del pericolo. “Ho capito che non avevo più il controllo quando ho visto che intorno a noi non c'era più nessuno. I nostri amici se ne erano andati, eravamo solo io e lui. Mia madre non era a casa, stava scendendo il buio. Mi sono sentita come se fossi in trappola”.

E' qui che, a soli 12 anni, subisce la prima violenza sessuale. “Uscivamo da un paio di mesi, Andy parlava tanto di sesso ma io non mi sentivo sotto pressione. Ero stata chiara con lui: non ero pronta”. Ma quel pomeriggio Rhea non riesce a fermarlo. “Mi sembrava di vivere in un mondo ovattato, ho pensato che se avessi ceduto e finito il prima possibile, mi sarei sentita meglio”. Rhea non si rende conto dell'accaduto: sente parlare di sesso e pornografia tutti i giorni, quello che è successo per lei è normale. “Mi ha chiamato con nomi disgustosi, ho pensato che quello che stava dicendo era vero”.

I ragazzini, a scuola, raccontano di quello che vedono nei film a luci rosse. Rhea sente come se stessero parlando di lei, ha l'impressione di essere giudicata. “Mi sentivo sporca. Andy mi diceva che dovevo stare  con lui per tutte le cose che avevamo fatto insieme. Era un circolo vizioso, mi sono distaccata da tutto”.

Ma gli abusi, si sa, prima o poi presentano il conto. “Ho tentato il suicidio due volte. Non volevo più vivere”. Passano mesi, finché Rhea non trova un modo per riemergere. E, paradossalmente, è la stessa Rete che l'ha trascinata a fondo a tenderle una mano. La ragazzina contatta ChildLine, una sorta di sportello psicologico online per bambini. Chatta di notte, quando nessuno può vederla. Resta con Andy per un anno, poi trova la forza di lasciarlo. Anche grazie al dialogo instaurato con gli psicologi di ChildLine. Poi, a 17 anni,  affronta  l'argomento con i suoi genitori. Decide anche di denunciare lo stupro alla polizia.  Ma è passato troppo tempo, impossibile recuperare prove. “Mi hanno detto che mi credevano, mi è bastato”.