Salvate lo scienziato in Antartide. Via all’operazione più pericolosa

Dieci ore di volo al buio senza assistenza. "Non si può sbagliare"

E' partita la più pericolosa missione di salvataggio in Antartico (Ansa)

E' partita la più pericolosa missione di salvataggio in Antartico (Ansa)

Calgary, 18 giugno 2016 - UN VOLO eroico nella notte antartica per salvare un ricercatore in pericolo di vita nella base americana South Pole. Un volo le cui ultime 10 ore saranno senza radioassistenza, su una pista immersa nel buio totale e marcata solo da bidoni di benzina nei quali verranno accesi fuochi. Solo i piloti della canadese Ken Borek Air possono farlo. Come nel 2001 e nel 2003 con missioni che sono entrate nella storia dell’aviazione polare e con le quali salvarono il dottor Ron Shemensky e il tecnico Barry McCue. E adesso lo stanno facendo di nuovo. La richiesta è venuta dalla National Science Foundation che gestice la base americana. Uno dei 48 ricercatori ha bisogno di un trattamento medico di urgenza, che il medico della base non può garantire. E anche un secondo è ammalato. I C130 dell’Us Air Force non possono farcela, perche la temperatura è attorno ai -66°/-75°. E così è partita la richiesta alla Ken Borek Air, una società specializzata in voli polari che ha sede a Calgary in Canada e ha una lunga esperienza in Antartide dove utilizza gli aerei giusti: i De Havilland Twin Otter, dei robustissimi bimotori turboelica, muli dell’aria, che sono attrezzati con pattini e che possono operare con temperature al suolo di -75°.    DUE Twin Otter – due piloti, un ingenere e un medico ciascuno – sono partiti martedì da Calgary per un volo attraverso l’intero continente americano. Hanno fatto sosta in Colorado, poi nell’estremo sud del Texas e quindi in Costarica. Da qui proseguiranno per Panama, Ecuador, Perù, Cile; da Punta Arenas faranno il balzo nel continente antartico dove dovrebbero arrivare domani nella base britannica di Rothera, sull’isola di Adelaide. Qui uno dei due Twin Otter resterà di scorta nel caso fosse necessaria una missione di soccorso all’altro, che appena possibile si lancerà verso la notte e South Pole.  «I tratti più difficili – dice Sean Loutitt, comandante dei due voli del 2001 e 2003 che ebbero come copilota Mark Cary, che dovrebbe essere ora al comando dell’aereo che tenterà il terzo salvataggio – sono quello da Punta Areans a Rothera, per le forti correnti e il maltempo, e soprattutto quello da Rothera a South Pole, per le bassissime temperature e la mancanza di luce. Carichi quanto più carburante puoi e punti verso le coordinate della base. Il problema è che la tratta è 10 ore di volo e tu hai carburante solo per 12 o 13. In altre parole non puoi andare a South Pole e se per qualche motivo non puoi atterrare, tornare inditro. C’è un punto di non ritorno oltre il quale puoi solo andare avanti». E anche lì, ripartire non è per nulla facile.    «LA PRIMA volta – ricorda Loutitt – in pochi minuti il ghiaccio bloccò i pattini del Twin Otter e i flap e il timone dell’aereo, e i tecnici della base dovettero lavorare delle ore come pazzi per sboccarli. Ma alla fine ci sono riusciti e siamo ripartiti. Abbiamo volato per ore nel buio completo, sembrava di stare fermi. Poi abbiamo visto all’orizzonte una tenue lama di chiarore. E abbiamo capito che ce l’avremmo fatta».  I voli antartici sono però sempre imprevedibili e anche i coraggiosi ed esperti piloti della Ken Borek Air hanno avuto un incidente costato la vita a due piloti e un tecnico quando un Twin Otter si è schiantato sul Mount Elizabeth il 23 gennaio 2013. Quella volta avere alla guida un veterano come Bob Heath non è bastato a vincere l’Antartide.