Martedì 16 Aprile 2024

Siria: "Padre Dall'Oglio è vivo. E' prigioniero dell'Isis in un carcere a Raqqa"

La notizia riferita da fonti del posto, ma l'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo invita alla cutela

Padre Paolo Dall’Oglio (Foto di Gaia Roschilde)

Padre Paolo Dall’Oglio (Foto di Gaia Roschilde).

Roma, 19 dicembre 2014 - "Padre Paolo Dall'Oglio è vivo" e fino a due settimane fa era tenuto in un carcere gestito dalle milizie jihadiste dello Stato islamico (Isis) a Raqqa, città roccaforte dell'organizzazione jihadista in Siria. A riferirlo alle agenzie di stampa italiane sono fonti siriane. "A noi risulta che Padre dall'Oglio, fino a due mesi fa, era detenuto in un carcere a Raqqa, ce lo hanno detto dei curdi liberati dall'isis e che hanno appreso che il prete italiano stava nel loro carcere a Raqqa".

Anologhe notizie erano state riferite all'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo un mese e mezzo fa. E proprio il suo fondatore Rami Abdurrahman invita alla cautela. "Le informazioni da noi raccolte su padre Paolo Dall'Oglio che sarebbe vivo e detenuto dall'Isis in un carcere nella provincia siriana Aleppo, sono da prendere con le pinze - ha detto ad Askanews -. Queste informazioni provengono da fonti interne all'Isis, risalgono a un mese e mezzo fa e possono essere fatte filtrare ad arte per motivi che ci sfuggono, pertanto noi non possiamo confermarle". "L'unica cosa certa - ha aggiunto - è il fatto che Dall'Oglio è stato rapito dall'Isis ed assieme a lui è stato in prigionia anche l'avvocato e attivista siriano Abdullah al Khalil", vice presidente del consiglio comunale di Raqqa, rapito nel giugno dello scorso anno; ovvero un mese prima della scomparsa del gesuita avvenuta il 29 luglio 2013". Il fondatore dell'Ong, ha anche detto di aver appreso di "trattative per il suo rilascio con una richiesta di riscatto di una somma enorme", precisando che "anche queste sono informazioni date dall'interno dell'organizzazione e non posso confermarle".

Lo scorso 3 novembre, i jihadisti dell'Isis avevano liberato almeno 93 civili curdi che erano stati rapiti a febbraio in Siria mentre lasciavano Kobane per andare nel Kurdidstan iracheno, come venne riferito a suo tempo dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. All'epoca erano stato rapiti più di 160 curdi, accusati dallo Stato islamico di far parte dell'unità di difesa Ypg.