Via al Sinodo, i giorni della verità. Duello su aperture a gay e divorziati

I vescovi si schierano. E il Papa rischia l’effetto boomerang

Sinodo, foto generica

Sinodo, foto generica

Città del Vaticano, 3 ottobre 2015 - MANCANO poche ore all’inizio del Sinodo ordinario sulla famiglia e già i contendenti incrociano le spade. Hai voglia infatti a sentire cardinali come Kasper dire che non sarà uno scontro tra prelati. Il Sinodo che si apre domani è la partita decisiva nel pontificato di Francesco e soprattutto il momento cruciale in cui la Chiesa deciderà se svoltare o conservare l’esistente sulla pastorale familiare. Definirlo un miniconcilio come fu per il primo round l’anno scorso, a questo giro è poco.

Ecco perché, con una posta in gioco così, gli episcopati del mondo e i presuli di spicco sono tutti in campo per il grande match. I nodi più incandescenti restano la concessione o meno dell’ostia ai divorziati risposati e l’accoglienza delle coppie gay.

TANTI gli altri temi in discussione sdoganati da Bergoglio: convivenze, metodi contraccettivi, nuove famiglie, adozioni. Come rivolgersi di fronte a tutto questo? L’anno scorso finì con una soluzione mediana che in fondo non aveva fatto contenti né lo schieramento aperturista né quello conservatore. Il documento intermedio, elaborato dal segretario speciale del sinodo Bruno Forte – quest’anno in aula nello stesso ruolo – , aveva provocato una levata di scudi dei conservatori. Così il documento finale fu molto più prudente. E nonostante questo il testo sui punti più controversi non raggiunse neanche il previsto quorum dei due terzi.

Ora si riparte dall’Instrumentum laboris. E gli schieramenti appaiono già formati. Africani, est europei, americani del Nord sono per non cedere su nulla. A portabandiera di questi gruppi di conservatori si sono eretti cardinali come Ruini, Burke, De Paolis (che comunque non saranno al Sinodo) e poi il custode della dottrina, Mueller, Caffarra, il guineano Sarah. Sulla linea aperturista ci sono il cardinale Marx, con gli episcopati tedesco, svizzero, belga e gran parte dei francesi e molti sudamericani, tra cui il teologo-ghostwriter di Francesco, Victor Manuel Fernandez. Intanto Bergoglio dagli Stati Uniti ha lanciato messaggi fluidi: in aereo ha detto che il punto non è solo la comunione ai risposati mentre a New York ha incontrato una paladina anti matrimoni gay e anche una coppia gay.

AL SINODO si esamineranno proposte come l’ostia ai risposati dopo un periodo di penitenza e stante l’astinenza sessuale. Si cerca una via che salvi il principio dell’indissolubilità del matrimonio. Sui gay, un cardinale come l’arcivescovo di Vienna Schoenborn, ex allievo di Ratzinger ma dalle vedute larghe, si mostra aperto a leggi che salvaguardino le unioni omosex. Lo scontro si annuncia acceso, rovente. Mediatori al sinodo saranno Maradiaga, Ouellet, Damasceno, Fisichella. Mentre in una posizione intermedia vanno anche considerati gli italiani Bagnasco, Scola e lo stesso Menichelli di nomina pontificia.

COME finirà? Un influente cardinale tedesco in un colloquio privato paventava il rischio che se nulla cambierà per Bergoglio sarà un boomerang. E così per tutta la Chiesa. Ma Francesco non sembra temerlo affatto. Rassicurando, ha detto: «Sono io il garante». Le conclusioni stanno a lui.