Comunione ai divorziati? Dai vescovi poche aperture

Nella relazione introduttiva il cardinal Peter Erdo esclude la possibilità di concedere la comunione ai divorziati risposati: "Non è il naufragio del primo matrimonio, ma la convivenza nel secondo rapporto che impedisce l`accesso all`Eucarestia"

Il cardinale Peter Erdo (Ansa)

Il cardinale Peter Erdo (Ansa)

Città del Vaticano, 5 ottobre 2015 - Uno dei temi più 'caldi' che i vescovi stano discutendo all'interno del Sinodo sulla famiglia è quello sull'opportunità o meno di concedere la comunione ai fedeli divorziati e risposati. Un argomento che, nella società civile, interessa sempre più persone visto il moltiplicarsi di matrimoni 'falliti'. Per il momento non si notano aperture, stando almeno alla posizione del cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest e relatore generale del sinodo.

Nella relazione introduttiva letta stamane accanto al Papa, Erdo esclude la possibilità di concedere la comunione ai divorziati risposati: "Riguardo ai divorziati e risposati civilmente è doveroso un accompagnamento pastorale misericordioso il quale però non lascia dubbi circa la verità dell`indissolubilità del matrimonio insegnata da Gesù Cristo stesso - ha detto Erdo - La misericordia di Dio offre al peccatore il perdono, ma richiede la conversione. Il peccato di cui può trattarsi in questo caso non è soprattutto il comportamento che può aver provocato il divorzio nel primo matrimonio. Riguardo a quel fatto è possibile che nel fallimento le parti non siano state ugualmente colpevoli, anche se molto spesso entrambe sono in una certa misura responsabili. Non è quindi il naufragio del primo matrimonio, ma la convivenza nel secondo rapporto che impedisce l`accesso all`Eucarestia".

Il Papa in persona, di recente, ha affermato che la "comunione" ai divorziati risposati non è la "sola soluzione" possibile, sottolineando altresì che il tema non è affatto l'unica questione del sinodo. Per l'arcivescovo ungherese, "ciò che impedisce alcuni aspetti della piena integrazione non consiste in un divieto arbitrario, ma è un`esigenza intrinseca richiesta in varie situazioni e rapporti, nel contesto della testimonianza ecclesiale. Tutto questo richiede, però, un`approfondita riflessione". Erdo ha ribadito la linea della Familiarsi consortio, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1981, che, cioè, coppie di divorziati risposati che però vivono con "continenza" la "loro relazione di aiuto reciproco e di amicizia", potranno "accedere anche ai sacramenti della Penitenza e dell`Eucarestia evitando però di provocare scandalo". Erdo ha anche escluso l'applicabilità del modello ortodosso alla Chiesa cattolica latina: era stato il cardinale Walter Kasper, al sinodo straordinario dell'anno scorso, a prospettare che, seguendo quel modello, anche la Chiesa cattolica potrebbe ammettere alcune coppie di divorziati risposati alla comunione dopo un percorso penitenziale: "Per quanto riguarda il riferimento alla prassi pastorale delle Chiese ortodosse, essa non può essere valutata giustamente usando solo l`apparato concettuale sviluppatosi in Occidente nel secondo Millennio", ha detto oggi Erdo. "Va tenuta presente la grande differenza istituzionale riguardo ai tribunali della Chiesa, nonché il rispetto speciale verso la legislazione degli Stati, che a volte può diventare critica, se le leggi dello Stato si staccano dalla verità del matrimonio secondo il disegno del Creatore".