Giovedì 18 Aprile 2024

Supplizio di famiglia

FRANCESCO GHIDETTI

"MA domani torni a scuola! Come sarebbe a dire che non hai finito i compiti? E poi fino a due ore fa c’era la zia Margherita, lei, lo sai, ha insegnato matematica. Ti poteva aiutare». Ultimo giorno di vacanze di Natale. Scene da un interno di famiglia. Un classico. Magari sono le dieci di sera. E già l’angoscia di dover tornare a lavorare ti attanaglia. Come sempre, c’è la botta finale dei compiti. Tanti, troppi e inutili. E, più che altro, crudeli. Sì, crudeli perché coinvolgono tutta la famiglia. Vuoi perché la frase classica è «adesso dobbiamo fare i compiti», intendendo con ciò un’operazione collettiva. Un po’ perché hanno ragione gli intellettuali e i politici che si sono raccomandati di non riempire di «compiti per le vacanze». Servono a poco se non a far saltare i nervi o a rendere ancor più ansiogene le feste (che già lo sono di loro, diciamolo). All’ultimo momento devi raffazzonare calcoli, scrivere temi di genere vario, declamare ad alta voce la vita e le opere di Luigi Pirandello o Italo Svevo.

INSOMMA,ognuno, a seconda di competenze vere o presunte, deve dare il proprio contributo e non, come sempre ci si augura, riposarsi e stare in famiglia con la serena leggerezza di far solo cose divertenti. Senza considerare (per chi, beato lui, ha il dono della fede) che il prete, seppur figura non più ammonitrice come un tempo, sa bene qual è la regola: «Ricordati di santificare le feste». E col figliolo che è subissato di compiti come in (quasi) nessun altro Paese europeo come si fa? E come si fa a santificare o a riposarsi se, evento fatale, si ricorda all’ultimo momento di non aver fatto le operazioni? Non sarebbe meglio dargli un romanzo da leggere (ma sì, magari un bel Giulio Verne o un avventuroso Emilio Salgari) e farla finita lì? Anche perché, spesso e volentieri, oltre che cornuti – come dire – si è anche mazziati. Specie quando il fanciullo torna a casa e ti rimprovera con gelida fermezza: «Mamma/babbo/nonna/nonno/zia/zio, guarda che voto mi hai fatto prendere». L’ingrato. «La prossima volta fatteli da solo», verrebbe voglia di dire. Ma si sa già che sarà sempre la stessa storia. Quasi quasi diffondo un appello e lo faccio firmare agli amici con prole: «Ministro, abolisca i compiti per le vacanze. Per decreto. E pene severe ai prof che non lo rispettano».