Scattone insegnerà Psicologia ai ragazzi di una scuola di Roma. La madre di Marta Russo: "Assurdo"

Il professore è tra i precari assunti grazie alla Buona Scuola. Scontata la pena per l'omicidio di Marta Russo, Scattone può insegnare anche perché a suo tempo la Suprema Corte non ritenne necessaria la pena accessoria di interdizione all’insegnamento. Sconvolta la madre della studentessa uccisa: "Come si può pensare che una persona del genere possa fare l'educatore"

Giovanni Scattone (Ansa)

Giovanni Scattone (Ansa)

Roma, 8 settembre 2015 -  Il professore Giovanni Scattone insegnerà Psicologia ai ragazzi dell’Istituto professionale Luigi Einaudi di Roma. E' 'La Buona Scuola' che permette al 47enne condannato, insieme a Salvatore Ferraro, per l'omicidio di Marta Russo, la studentessa universitaria uccisa a Roma da un proiettile partito dalla facoltà di giurisprudenza della Sapienza il 9 maggio del 1997, di insegnare.

Scattone, che ha scontato la pena dopo due processi d’appello e un ricorso in Cassazione, ha potuto superare il concorso per la cattedra del 2012, anche perché a suo tempo la Suprema Corte ritenne di non applicare la pena accessoria di interdizione all’insegnamento. Eccolo quindi tra i professori precari entrati in ruolo nella prima tornata di assunzioni della Buona Scuola.

Dalla settimana prossima sarà in cattedra e potrà insegnare le materie come Storia della filosofia, Psicologia e Scienze dell’educazione. Rimane il dubbio di come reagiranno le famiglie degli studenti e i colleghi della scuola scelta quando se lo troveranno davanti. Furono polemiche a non finire quuando nel 2011 quando aveva accettato una supplenza in Storia e filosofia al Liceo Cavour di Roma, lo stesso dove aveva studiato la sua vittima Marta Russo. Lo lasciò subito, ma ha continuato a insegnare nella capitale.

Già le reazioni di altri professori neoassunti, in fila insieme a lui per la scelta della scuola, lasciano intuire che non sarà facile per il 47enne, che ha pagato la sua pena ma ancora sconta, come riporta oggi il Corriere della Sera, il ricordo della gente di quel crimine.

Una professoressa racconta: "A più di 50 anni e dopo un’interminabile attesa nelle graduatorie a esaurimento devo ricominciare tutto da capo, come in un perverso gioco dell’oca. Ma che io debba andare tutte le mattine a insegnare fuori Roma perché sorpassata da Giovanni Scattone, lo trovo un paradosso, che stride con l’idea della buona scuola che ci era stata promessa e con la mia identità di cittadina e docente da sempre obbediente alle leggi". Per me - prosegue la professoressa - ha il sapore di una beffa sapere che sarà proprio lui, condannato per l’omicidio colposo di una ragazza, a insegnare ai ragazzi la psicologia, cioè il meccanismo delle emozioni e dell’emotività". 

LA MADRE DI MARTA RUSSO: E' ASSURDO - "È assurdo che Giovanni Scattone continui ad insegnare". Il dolore di Aureliana, la madre di Marta Russo, è ancora forte e la notizia della cattedra di psicologia affidata a Giovanni Scattone, condannato per l'omicidio della figlia. "Non è la prima volta - commenta la donna -, ed ancora restiamo sconvolti. Non si può pensare che una persona del genere, che non ha neanche mai chiesto perdono, possa fare l'educatore. Tra l'altro con un posto fisso".  Infatti, come già ricordato, nel 2011 la notizia della supplenza di Scattone nel liceo scientifico Cavour, quello che era stato della sua vittima - aveva scatenato una ridda di polemiche, e l'ex assistente di filosofia del diritto lasciò poi il posto proprio in seguito al clamore mediatico suscitato. 

OSSERVATORIO MINORI: OFFENSIVO  - "Il problema non è Giovanni Scattone in sé, che ha saldato il proprio conto con la giustizia, ma un sistema legislativo che permette alla Suprema Corte di Cassazione di non interdire dall'insegnamento un riconosciuto assassino". Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio sui Diritti dei Minori, commenta così l'assegnazione della cattedra di psicologia a Giovanni Scattone. L'uomo insegnerà in un istituto superiore, un fatto "strabiliante", che Marziale considera "pericoloso per gli studenti, ai quali dovrà insegnare mancando nel modo più assoluto di autorevolezza morale" e anche "offensivo per chi nella vita è solito rispettare la legge". "Una persona condannata in via definitiva per omicidio - conclude Marziale - non può e non deve insegnare nulla, soprattutto ai soggetti in età evolutiva. Invito il ministro Giannini a prendere posizione e intervenire".