Mercoledì 24 Aprile 2024

Caso Matacena: via al processo a Scajola, l'ex ministro in aula

Secondo l'accusa l'ex ministro, assieme a Chiara Rizzo, ex moglie di Matacena, avrebbe favorito la latitanza dell'ex deputato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, e tutt'ora rifugiato a Dubai

Claudio Scajola nell'aula del tribunale di Reggio Calabria (Ansa)

Claudio Scajola nell'aula del tribunale di Reggio Calabria (Ansa)

Reggio Calabria, 22 ottobre 2014  - E' iniziato  il processo che vede imputato l'ex ministro dell'Interno Claudio Scajola, accusato di procurata inosservanza di pena a favore dell'ex deputato Amedeo Matacena, latitante a Dubai dopo la condanna a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, pena ridotta recentemente dalla Cassazione a 3 anni. In aula è presente lo stesso Scajola, ai domiciliari, che ha ottenuto il permesso di recarsi nella città calabrese per il processo. Il collegio è presieduto da Natina Pratticò.

I giudici hanno respinto tutte le eccezioni presentate dalla difesa dell'ex ministro e il processo è stato rinviato, su richiesta dei legali dell'imputato, al 6 novembre.

SILENZIO DI TOMBA - Scajola, accompagnato dal legale Perroni, ha fatto il suo ingresso nel tribunale senza rilasciare dichiarazioni data la sua condizione di detenuto agli arresti domiciliari. Secondo le indagini della Dia, che nel maggio scorso lo hanno portato in carcere insieme alla moglie dell'ex deputato Amadeo Matacena, Chiara Rizzo, e ad altri, l'ex ministro si sarebbe attivato per favorire la latitanza di Matacena, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ai fini del trasferimento da Dubai, dov'è latitante, in Libano. Per Scajola gli inquirenti avevano chiesto anche l'aggravante del concorso esterno in associazione mafiosa respinta dal gip. 

NO AD AGGRAVANTE MAFIOSA PER SCAJOLA  - Il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha dichiarato inammissibile ''per carenza di interesse'' il ricorso della Dda contro la decisione del gup che aveva escluso l'aggravante mafiosa nei confronti di Scajola e degli altri coimputati. La Dda potrà fare ricorso in Cassazione.

''Si tratta di una decisione molto importante perché per il momento mette la parola fine al discorso dell'aggravante mafiosa''. ha commentato l'avvocato Giorgio Perroni, difensore di Scajola

PARLA SCAJOLA - ''Credo fosse addirittura paradossale'', ha detto Scajola uscendo dall'aula rispondendo a una domanda sulla decisione del riesame che ha dichiarato inammissibile il ricorso della Dda sulla contestazione dell'aggravante mafiosa. ''Ma di cosa parliamo, ma di cosa parliamo?'', ha ripetuto l'ex ministro a chi gli chiedeva se avesse interrotto i rapporti con Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena, e se in passato vi fossero stati. Quelle sui rapporti con Chiara Rizzo e sull'ipotesi di aggravante mafiosa, sono state le uniche parole dette da Scajola riguardo alla vicenda giudiziaria che lo interessa. Uscendo dal tribunale, invece, Scajola ha chiesto informazioni ai giornalisti su un palazzo in costruzione proprio di fronte agli uffici giudiziari. Alla risposta che si tratta del nuovo palazzo di giustizia, Scajola ha avuto un'esclamazione di sorpresa: ''ah, e questo?'', ha aggiunto indicando il vecchio.

IL PM - "Non cambia nulla. E' una parentesi chiusa", dice invece il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, commentando la decisione del riesame di inammissibilità sull'aggravante mafiosa. "Ho argomentato in udienza - ha aggiunto - ciò che il riesame ha deciso e cioè che in questo momento non possono decidere né in un senso né nell'altro''. In udienza, prima del rinvio, Lombardo ha chiesto l'acquisizione agli atti del processo della decisione del Tribunale dei riesame.