Venerdì 19 Aprile 2024

Nessuno vuole il sanatorio del Duce. Solo abbandono e storie di fantasmi

Imola, aste deserte per il paolini. Intanto il padiglione cade a pezzi

Sottoinchiesta

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Cristina Degliesposti

IMOLA, 15 settembre 2014 - A INAUGURARLO, il 30 ottobre 1936, fu il Duce in persona. Montecatone, quel sanatorio alle porte di Bologna, sulle colline imolesi, sarebbe presto diventato il punto di riferimento nazionale per la cura della tubercolosi. E così è stato, a lungo, fino a che i trasferimenti di proprietà hanno portato i suoi tre padiglioni — Collina, Montebello e Paolini — a prendere strade differenti. Il Collina, grazie a un intervento privato per 23 miliardi di lire, è diventato oggi il Montecatone rehabilitation institute, un centro nazionale per la cura delle mielo e cerebrolesioni, fiore all’occhiello della sanità emiliano-romagnola. Montebello è utilizzato dall’Ausl come magazzino e archivio. Il Paolini, invece, è abbandonato a se stesso: chiuso da oltre vent’anni, col tempo ha attirato su di sé le attenzioni di ragazzini in cerca di avventure, della microcriminalità, di fautori dell’occulto e cacciatori di miti, leggende e fantasmi. 

DI PROPRIETÀ dell’azienda sanitaria, quel terzo padiglione è sul mercato da sei anni, ma la crisi, i vincoli architettonici e l’imponente superficie hanno scoraggiato anche gli investitori più avventati. E all’Ausl non è rimasto che correre ai ripari: murare tutti gli accessi al pian terreno e dichiarare l’immobile inagibile. La storia del complesso sanatoriale è strettamente legata a quella del fascismo. Voluto da Mussolini nell’ambito di un piano nazionale di edilizia sanitaria, il complesso nella sua interezza fu realizzato tra il 1930 e il 1941.  La scelta cadde sulla località imolese di Montecatone, in collina, a cinque chilometri dalla città proprio in virtù della sua posizione strategica: aria buona, lontananza dai grandi agglomerati urbani ma nel contempo vicinanza a Bologna, dove l’università più antica al mondo sfornava tra i migliori medici specializzati nella cura della Tbc.

APPARTENUTI all’Istituto nazionale fascista della previdenza sociale prima e all’Inps poi, i tre padiglioni del sanatorio avevano specializzazioni distinte. Con la riforma sanitaria dell’80 i padiglioni di Montecatone entrano a fare parte della Usl 23 di Imola e il Paolini, nel frattempo adibito a reparto di pneumologia, cessa la sua attività nel 1990. Da allora cade nell’oblio. 

L’AUSL punta su altri investimenti e rimettere mano a uno stabile di 9.100 metri quadrati e 24mila di parco, per di più in collina lontano dai servizi, soggetto a vincoli architettonici e ambientali, diventa sempre più difficile. Nel 2008 l’Ausl tenta la prima vendita tramite gara pubblica, con base d’asta a 6 milioni di euro. Va deserta. Ne ripropone un’altra nel 2010, abbassando il prezzo a 5,7 milioni ma l’esito non cambia. Nel 2011 gioca la carta della licitazione privata con offerta al ribasso. Un grosso investitore prese informazioni per aprire una struttura sanitario-assistenziale ma poi non se ne fece nulla. La speranza dell’Ausl è che qualcuno si faccia avanti. Fosse anche un magnate russo.