Mercoledì 24 Aprile 2024

Rovi, rifiuti e cumuli di macerie: l'oratorio trasformato in discarica

Era una delle strutture simbolo di Merate: fallite le ipotesi di rilancio

Sotto inchiesta Qn

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Daniele De Salvo

MERATE (Lecco), 19 luglio 2014 - DOVEVA somigliare alla grande basilica del santuario di Lourdes, almeno nelle intenzioni del progettista monsignor Spirito Chiappetta, ingegnere e architetto di fiducia di papa Pio XI. I disegni originali vennero però tradotti solo in parte, per questioni economiche e di tempo. La costruzione finale, sebbene incompiuta, è comunque una delle più caratteristiche di tutta Merate e del circondario, probabilmente la più particolare. Ogni giorno in molti si fermano ad ammirarla: arrivano da fuori zona nella speranza di potervi accedere, ma trovano i cancelli sempre inesorabilmente chiusi. Dopo aver ospitato giovani di diverse generazioni, l’ex oratorio di San Rocco, costruito nel 1906, adesso è completamente abbandonato e crolla a pezzi.

VIENE utilizzato come deposito municipale per lo stoccaggio dei sacchi di sale, da spargere d’inverno sulle strade e della cartellonistica e delle insegne viabilistiche. Dove una volta si estendeva il campo da calcio del centro parrocchiale, e i bambini e i ragazzini trascorrevano i lunghi pomeriggi estivi, crescono solo erbacce e rovi. Agli angoli del muro di cinta in pietra e mattoni sono accatastati cassoni in cemento, destinati alle sepolture nel vicino cimitero. In base alla relazione di alcuni periti, le imponenti pareti perimetrali risultano stabili e solide. A cedere sotto il peso dell’incuria e delle intemperie sarebbe solo il tetto, ma nessuno si azzarda a varcare le porte che immettevano nella chiesa o nel grande salone per gli spettacoli, come sarebbe un azzardo salire le scale che conducevano al bar e alla casa del custode ai piani superiori per il pericolo di cedimenti.  L’immobile e il terreno attiguo dal 1975 sono pubblici, li ha donati il parroco dell’epoca don Luigi Longoni all’amministrazione comunale con un lascito testamentario e l’indicazione che venissero trasformati in un ossario, con loculi disposti a raggiera attorno a un altare. Il desiderio del sacerdote non è però mai stato esaudito, per questioni di rispetto della distanza delle fasce urbanistiche da una zona residenziale l’attiguo camposanto non può essere ampliato.

IL BENE avrebbe così dovuto ritornare nella disponibilità degli eredi del compianto curato, i quali tuttavia non lo hanno mai reclamato perché anche loro non saprebbero che farsene. Diversi sindaci hanno formulato proposte per sfruttare gli spazi e nel contempo preservare inalterate le linee della struttura. Si è parlato di un forno crematorio, di una sala del commiato, di un museo, di un loft. Alle intenzioni tuttavia non sono mai seguiti provvedimenti concreti. L’ex oratorio di San Rocco resta inutilizzato: il suo fascino, quasi macabro, permane.