Il contagio tra le sbarre

Roma, 29 luglio 2016 - POI ci sono le carceri. Luoghi sovraffollati, in cui talvolta si sconta una pena. Più spesso si aspetta di essere giudicati. Quasi mai si viene rieducati. Quasi sempre si finisce per venire istruiti a livelli più alti del crimine, o del terrorismo. Come è capitato ad esempio a uno dei due tagliagole «francesi» (Adel Kermiche) che ha trovato nella sua troppo breve permanenza in galera, il guru che lo ha iniziato ai contenuti e agli obiettivi della guerra santa. È entrato da potenziale fanatico, è uscito da delirante carnefice. Allora, siccome nessun luogo e nessun modo deve essere trascurato per individuare, fermare e punire i killer di Allah, incominciamo a ragionare bene sulle prigioni e sul loro uso. L’importante, innanzitutto, è che non lo facciamo alla francese. Ci avete fatto caso? Sono passate poche ore dall’orrendo delitto di Rouen, e degli assassini si sa già tutto. Anzi, si sa che si sapeva già tutto. Come avviene del resto in quasi tutti gli episodi di terrorismo islamico: gente schedata, seguita, avvistata. Date, messaggi, segnali messi quasi a lasciare una traccia evidente, visibile.

TRANNE che per chi doveva capirli ed evitare che la minaccia diventasse realtà. Le prigioni, dicevamo. Sono il recinto in cui, per definizione, ciò che accade, ciò che si dice, l’evoluzione di una persona possono essere monitorate nel modo migliore possibile. Difficile nascondersi, se chi guarda vuole vedere. Ancora più difficile se il criminale è isolato. Lo facciamo per mafiosi e camorristi con il regime del 41bis: duro, inflessibile, forse inumano. Ma applicato a gente che ha dimostrato che l’umanità non sa neppure cosa sia. Gente che scioglie bambini nell’acido, o sgozza preti in chiesa. O magari potrebbe sgozzarli. Certo non si può usare questo sistema per chi ancora è in attesa di giudizio. Ma per chi è gravato da questo sospetto vi può essere l’isolamento, e soprattutto nessuna uscita anticipata fino al processo. Se come dice il rapporto Antigone il 35 per cento dei detenuti è in attesa di giudizio, facciamo attendere anche questi signorini senza sconti alla Adel. E se i loro guru condannati sono al 41bis, beh è difficile che possano ricevere lezioni di jihad. Proviamoci. Eviteremo almeno quella opportunità di contagio. Un altro mattone del castello che dobbiamo costruire per difenderci dal nemico e vincere la guerra. Santa o laica che sia.