Riforme, Renzi: "Settimana decisiva". M5S riapre al dialogo: "Pd risponda a 6 punti"

Il premier in Angola: "Non credo che questo Paese sia nelle mani di chi fa ostruzionismo". Grillo sul blog: "Le riforme, come dite voi, non possono più aspettare"

Il premier Renzi in Congo (Ansa)

Il premier Renzi in Congo (Ansa)

Roma, 20 luglio 2014 - "Domani entriamo nella settimana decisiva, ci saranno gli interventi, la replica dei relatori e del governo, poi finalmente si vota", dall'Angola il premier Renzi torna a parlare delle riforme, sottolineando come siano solo "l'inizio di un percorso di cambiamento profondo" per il Paese. "Non sono preoccupato, c'è un accordo di maggioranza", ha poi precisato. "Non credo che questo Paese sia nelle mani di una minoranza che vuole fare ostruzionismo". E poi ha aggiunto: "Chi fa ostruzionismo mette un sasso sui binari. Noi con pazienza togliamo il sasso e facciamo ripartire il treno, perchè quel treno è l'Italia".

M5S RIAPRE AL DIALOGO - E in serata il Movimento 5 Stelle riapre al dialogo, dopo che nei giorni scorsi aveva dichiarato che non avrebbe più incontrato il Pd per discutere sulle riforme. "Fate presto. Le riforme, come voi dite da sempre, non possono più aspettare". In un post sul blog di Beppe Grillo, il Movimento Cinque Stelle llustra sei punti ai quali chiedono una risposta in tempi brevi. "Vogliamo dare ai cittadini - si legge nel post - la possibilità di avere una legge elettorale nata dal confronto tra le due principali forze politiche del Paese, e non dagli accordi segreti presi con un condannato. Per fare questo occorre che da parte del Pd ci sia trasparenza e serietà. Quindi, onde evitare ulteriori perdite di tempo e spettacoli inconcludenti come l'ultimo streaming, ora è necessario che Renzi e il Pd rispondano per iscritto ai 6 punti del MoVimento 5 stelle".

PRIMO PUNTO - Il primo punto riguarda la questione del doppio turno: "In questo quadro si comprende come il doppio turno, in sè manipolatorio della volontà dell'elettorato (in quanto affida a quanti avevano votato per partiti diversi dai due in lizza, il giudizio sul vincitore), diventa un ulteriore elemento distorsivo, che aggrava la situazione". Il doppio turno insomma "può essere accettabile per elezioni amministrative ma non per elezioni politiche, dove il principio di rappresentatività deve essere ben più rigido per le ben diverse attribuzioni di potere dell'organo eletto". 

SECONDO PUNTO - Il secondo punto riguarda la proposta attuale: "Il M5s è disponibile ad accettare un premio di maggioranza in quota fissa (il 15% pari a 94-95 seggi) oppure un premio finale che assicuri la maggioranza assoluta al vincitore, ma a condizione che si stabilisca una soglia minima per poterlo ottenere (cioè che il partito vincente abbia ottenuto almeno il 35% dei voti al primo turno)".

TERZO PUNTO -  Il terzo punto è invece relativo all'entità del premio e alle garanzie costituzionali (strettamente in relazione all'entita' del premio sono anche tre questioni molto delicate: la maggioranza qualificata con la quale si può modificare la Costituzione senza referendum popolare, l'elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali). "La maggioranza, senza molto sforzo potrebbe appropriarsi dei 5 giudici costituzionali di nomina parlamentare, poi del Presidente della Repubblica che, a sua volta, potrebbe nominare 5 giudici dello stesso indirizzo e, con questo, produrre una maggioranza precostituita anche nella Corte" si legge nel blog e "per evitare questo rischio occorre "mettere in sicurezza la Costituzione": quindi, "il premio di maggioranza è accettabile solo se accompagnato a diversi meccanismi di garanzia costituzionale come rivedere la titolarita' del potere di elezione dei giudici costituzionali o le maggioranze richieste, altrettanto per il Presidente della repubblica e per il processo di revisione costituzionale".

QUARTO PUNTO - Il quarto punto chiama in causa le preferenze: sin dalla sua fondazione il M5s ritiene qualificante il ritorno all'elezione dei deputati attraverso il metodo delle preferenze che è ritenuto qualificante anche dalla sentenza della Corte Costituzionale. "Si è fatta presente l'esigenza di evitare la degenerazione del voto di preferenza in senso clientelare (anche se, per la verità, questo metodo resta in vigore per il Parlamento Europeo, per i comuni e per gran parte delle Regioni) ed il M5s si e' fatto carico di tale preoccupazione indicando un possibile rimedio nel sistema del voto disgiunto fra voto di lista e voto di preferenza". 

QUINTO PUNTO - Il quinto posto è quello sulle coalizioni e clausole di sbarramento: "Il M5s ha segnalato l'opportunità di assegnare l'eventuale premio di maggioranza al singolo partito e non alle coalizioni, che spingono a grandi ammucchiate prive di sostanziale unita' politica che, dopo il voto, si sciolgono rapidamente. Ma perche' questa misura sia efficace, occorre completarlo eliminando le soglie di sbarramento o, ridurle a valori minimi (l'1%) perche' diversamente, quello che e' uscito dalla porta rientrerebbe dalla finestra: i piccoli partiti a rischio quoziente si vedrebbero costretti ad entrare nelle liste di quelli piu' grandi, sacrificando la loro visibilita' alla certezza di rientrare in Parlamento. Ed, in questo modo, sarebbero le liste di partito a diventare, di fatto, coalizioni. Abolire le clausole di sbarramento significa assicurare a tutti la possibilità di accedere alla rappresentanza senza sacrificare la propria visibilità, scongiurando, quindi, la formazione di liste omnibus". 

SESTO PUNTO -  Il sesto punto è relativo alle soglie di sbarramento ed effetto di sommatoria: "C'e' poi un secondo aspetto da considerare, le soglie di sbarramento diventano un modo surrettizio per accrescere il premio di maggioranza, infatti, anche fissando al 2% la soglia, se ci fossero 7-8 partiti che ottenessero in media l'1,5%, questo vorrebbe dire che ci sarebbe un 10-12% di seggi non assegnati che andrebbe ai partiti maggiori ed, in primo luogo, al partito vincitore, il cui bottino elettorale si accrescerebbe di un buon 5-6% avvicinandosi pericolosamente alla sogli per la revisione costituzionale. Per di piu' lo sbarramento non avrebbe alcun effetto ai fini della governabilità, in presenza di un sistema che gia' garantisce una maggioranza di governo. Ed, infine, questo aumenterebbe la disrappresentativita' del sistema che piu' facilmente andrebbe incontro ad una bocciatura da parte della Corte".