Mercoledì 24 Aprile 2024

Riforma Senato: dalla vescica di ferro all’algoritmo, così ti fermo l'Aula

Almirante riuscì a parlare per dieci ore di fila. Hanno fatto storia le maratone radicali

Roberto Tenerani con Giorgio Almirante

Roberto Tenerani con Giorgio Almirante

E poi c’era Almirante, Giorgio Almirante. Detto "vescica di ferro". Il leader del Msi bloccò la Camera nel 1970 parlando a braccio contro l’ordinamento regionale. "Rimasi molto impressionato – disse Giulio Andreotti –. Parlò per dieci ore e più. Senza scaletta. Con la mimica che gli veniva dalla famiglia di teatranti. Dimostrò grande competenza e, soprattutto, continenza". E, a proposito di "sapersela tenere", Massimo Teodori e Marco Boato, all’epoca radicali, non concordavano: "Si suda molto, il problema semmai è la disidratazione". Diciamola tutta: una volta ci voleva un fisico bestiale. Mica si parlava di algoritmi alla Roberto Calderoli, il leghista assurto agli onori della cronaca di Palazzo per il suo profilo di "statista" assieme alla dem ex dalemiana ora renziana Anna Finocchiaro. L’algoritmo e gli 85 milioni di emendamenti sono un modo per aggirare le limitazioni introdotte a inizio anni Novanta contro la pratica dell’ostruzionismo. In pochi ricordano che i primi ad applicare «l’ostruzionismo diverso» furono i leghisti. Nel 1993 introdussero quello "alla giapponese".

In segno di protesta contro il governo Ciampi (aveva posto la fiducia su un provvedimento), i senatori passarono a piccoli passi sotto il banco della presidenza e votarono. Scena irripetibile. Ovviamente, ci sono i recordmen. Nel 1981 Boato parlò dalle 20.10 del 10 febbraio alle 14.15 dell’11: 18 ore e 5 minuti. Sai che divertimento. Tanto che non è male ricordare come, agli albori della pratica, nell’Inghilterra ottocentesca, l’ostruzionismo è rammentato – scrive Strathearn Gordon in Our Parliament – come "un accordo comune tendente a non far parlare gli oratori noiosi" o mostrando l’ostilità dell’Assemblea con "fastidiosi sbadigli, sputi e scalpiccìo di piedi sul pavimento" per non dar spazio al logorroico in questione. E, sempre a proposito di mondo anglosassone, impossibile trascurare il mitico Jefferson Smith, senatore Usa appassionato di letteratura, che, grazie a un puntuale ostruzionismo, sventò un piano di perfidi speculatori: fatto raccontato in Mr Smith va a Washington, celeberrima pellicola di Frank Capra del 1939.

Torniamo a casa Italia. Lo stesso Boato (che poi litigò con Teodori su chi fosse il più logorroico) in quel giorno di tanti anni fa, era tenuto sotto controllo: "Il vicepresidente Luigi Preti, trovandosi a presiedere l’Assemblea, ricorse al binocolo per verificare se l’oratore si servisse di appoggi o tentasse di sedersi, e gli negò più volte di sorseggiare un cappuccino, attenendosi strettamente al regolamento". Regolamento, per la cronaca, che prevedeva solo acqua zuccherata. Già, i radicali. I campioni dell’ostruzionismo sono loro. Marco Pannella e i suoi (Roberto Cicciomessere ed Emma Bonino su tutti) sono protagonisti di innumerevoli maratone. Non si offendano: impossibile ricordare i come e i perché. E, ancora, se pensate che sia ad appannaggio solo dei ‘ribelli’ la chiacchiera inarrestabile vi sbagliate. La Democrazia cristiana, nel 1974, spese fiumi di parole sulla legge sul divorzio. Capogruppo Giulio Andreotti e discussione lunga sei mesi. Domanda spontanea: i parlamentari durante l’ostruzionismo che facevano? Il mitico inventore dell’Estate Romana, Renato Nicolini, nel 1994 si lesse un bel poliziesco (pare lo spagnolo Manuel Vázquez Montalbàn, ma le fonti divergono). Mentre, spiritoso come pochi, fu quel comunistaccio di Gian Carlo Pajetta: "L’ultimo che esce spenga la luce". Altro che ostruzionismo 2.0 e algoritmi. Quella era letteratura appassionata. Mica algida informatica.