Martedì 23 Aprile 2024

Riforma Pa, ai concorsi pubblici non conterà solo il voto di laurea ma anche l'ateneo

Approvato un emendamento della riforma Madia. Il voto preso in se stesso non sarà più un elemento chiave. Altre modifiche hanno toccato il capitolo dedicato ai dirigenti

Marianna Madia (Ansa)

Marianna Madia (Ansa)

Roma, 2 luglio 2015 - Nei concorsi pubblici a fare la differenza non sarà più solo il voto di laurea, ma potrà contare anche l'università. Così un emendamento della riforma Madia che parla del "superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l'accesso" e "la possibilità di valutarlo in rapporto ai fattori inerenti all'istituzione che lo ha assegnato".

Altre modifiche hanno toccato il capitolo dedicato ai dirigenti, per cui la possibilità di licenziamento scatterà, si precisa, solo a seguito di una 'bocciatura'ovvero di una valutazione negativa sull'operato svolto. Quindi non basterà più essere privi di incarico per un determinato periodo ma bisognerà avere avuto almeno una volta la possibilità di lavorare e di di conseguenza di essere giudicati. Quanto a incarichi direttivi e dirigenziali, viene precisato che, anche i pensionati li possono svolgere purché a titolo gratuito e per un anno.

L'aggiustamento, firmato dal deputato Pd Marco Meloni e riformulato dal Governo, è destinato a cambiare le carte in gioco. Finora nei concorsi il voto ha il suo peso mentre, almeno nella fase delle prove basata sui punteggi, l'università che ha rilasciato il titolo accademico non fa testo. Adesso si cambia: "superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l'accesso ai concorsi e possibilità di valutarlo in rapporto a fattori inerenti all'istituzione che lo ha assegnato e al voto medio di classi omogenee di studenti". Ad esempio, spiega Meloni, "il mio voto verrà considerato a seconda del voto medio che viene dato nella mia facoltà. Vogliamo impedire che gli studenti scelgano un certo indirizzo solo perché il meccanismo di valutazione è più generoso". Ovviamente il meccanismo sarà definito nei decreti attuativi del ddl Madia, ma il concetto è chiaro: il voto preso in se stesso, slegato da tutto il resto, non sarà più un elemento chiave. La Pubblica Amministrazione punterà anche la lente sul tipo di ateneo e più in generale sull'ambiente di cui quel voto è il frutto. 

Sempre sul fronte concorsi viene sancita l'importanza dell'inglese e di altre lingue straniere, la cui conoscenza dovrà sempre essere verificata o come requisito per la partecipazione o come titolo di merito. Cambierà inoltre anche il format dei concorsi, saranno centralizzati o, quanto meno, aggregati. Anche qui l'obiettivo è arrivare a una "valutazione uniforme". Insomma la P.a. vuole evitare di imbattersi in 'furbettì che riescono a spuntarla scovando il varco più facile. 

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