Giovedì 18 Aprile 2024

Riforma PA, conta l'ateneo nella valutazione ai concorsi pubblici. Ira studenti: 'Norma classista'

I sindacati studenteschi non approvano la norma che prevede la possibilità di valutare, per l`accesso ai concorsi pubblici, non solo il voto di laurea, ma anche l`ateneo di provenienza. Udu: "Normativa è gravissima, perché determinerà per la prima volta una differenziazione dei titoli di laurea tra le diverse università pubbliche"

Marianna Madia (Oluycom)

Marianna Madia (Oluycom)

Roma, 3 luglio 2014  - "L'emendamento approvato" in Commissione Affari costituzionali della Camera per valutare l'ateneo di provenienza ai fini dell'accesso ai concorsi pubblici ha scatenato varie reazioni negative da parte dei sindacati degli studenti. Qui le posizioni di Link Coordinamento Universitario e dell'Udu.

"E' allucinante: si crea una disparità nella partecipazione ai concorsi pubblici tra gli studenti in base al loro ateneo di provenienza, incentivando il meccanismo di competizione tra gli stessi, secondo alcuni commentatori, utilizzando le contestate classifiche dell'Anvur". Lo dice in una nota Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link Coordinamento Universitario. 

"La norma approvata - continua Campailla - è una variante dell'abolizione del valore legale del titolo di studio poichè la funzione di garanzia costituita dallo Stato, che permette a tutti indipendentemente dalle disponibilità economiche di conseguire un titolo di studio, si vedrà, magari, sostituita dalle classifiche degli atenei costruite dall`Anvur, che deciderà sul valore delle nostre lauree. E' un assurdo processo di ulteriore burocratizzazione e gerarchizzazione del nostro sistema universitario. Questa norma classista rappresenta un ulteriore attacco agli studenti e a quegli atenei, soprattutto del sud, già oggi fortemente penalizzati per via delle scarsissime risorse che ricevono dal Fondo di Finanziamento Ordinario".

Per Campailla "anche l'idea di pesare il voto di laurea sulla media del proprio corso significa non considerare le conoscenze e le competenze reali della persona inserendo un meccanismo di competizione sfrenata tra studenti e disincentivando ogni collaborazione nel percorso universitario già pesantemente individualizzato". "Inserire una norma di questo tipo, come emendamento al Ddl sulla P.A., senza alcun confronto con il sistema universitario e con le rappresentanze coinvolte è l`ennesimo atto antidemocratico di questo Governo e della maggioranza che lo sostiene. Questa norma è un pasticcio legislativo, l'emblema di un`incompetenza guidata da ideologia, che però fa emergere quali sono le intenzioni profondamente liberiste di questo governo in materia di Università. Se questo vuol essere un antipasto alla Buona Università - conclude il portavoce di Link- lo diciamo da subito: non siamo disposti a discutere e saremo pronti a mobilitarci per bloccare queste follie a partire dall'iter sul DDL sulla P.A.".

Anche l'Udu è contrario alla norma che valuta l'ateneo di provenienza:  "Con l`emendamento al ddl di riforma della pubblica amministrazione, a firma del deputato del Pd Marco Meloni, approvato ieri in commissione alla Camera, si prevede la possibilità di valutare, per l`accesso ai concorsi pubblici, non solo il voto di laurea, ma anche l`ateneo di provenienza. Di fatto, i titoli di laurea di alcuni Atenei potranno valere di più, ed altri meno, una differenziazione basata su criteri che al momento sono da definire". Lo dice l'Unione degli Universitari in una nota. Per il portavoce Gianluca Scuccimarra: "l`introduzione di questa previsione normativa è gravissima, perché determinerà per la prima volta una differenziazione dei titoli di laurea tra le diverse università pubbliche. Una divisione che spingerà gli studenti a scegliere l`ateneo anche in base al maggiore o minore valore attribuito in sede concorsuale, ai titoli rilasciati dall`ateneo stesso. Si tratta, di fatto, di un forte indebolimento del valore legale del titolo di studio, che si sta facendo passare in sordina, con un vero e proprio colpo di mano. Ma come si determineranno i diversi valori?". 

"Ad oggi - prosegue - la strada più probabile è che si prendano in considerazione i parametri dell`Anvur, già utilizzati per la quota premiale del finanziamento degli atenei; ma questi indicatori, oltre ad essere basati per oltre l`80% sulla valutazione di attività di ricerca, dunque completamenti scollegati dalla didattica degli studenti, sono anche fortemente contestati rispetto all`effettiva capacità di 'misurare' la qualità. Anche a prescindere dai criteri che eventualmente saranno adottati, basati sugli atenei nel complesso o sui singoli corsi di studio, questo meccanismo spingerà ulteriormente il sistema universitario verso una divisione netta tra atenei di serie A ed atenei di serie B, è inaccettabile". 

"La priorità delle nostre politiche universitarie è diventata ormai fare classifiche, selezionare e dividere, nascondendosi dietro un ideologia distorta di merito e valutazione, mentre nessuno sembra preoccuparsi del fatto che l`Italia ha uno dei peggiori sistemi di diritto allo studio d`Europa e fortissime disparità territoriali nelle opportunità di mobilità e di accesso all`istruzione. Diversificare il valore dei titoli non riconoscerà il 'merito' di chi studia in atenei considerati eccellenti, ma finirebbe solo per aumentare la disuguaglianza di opportunità per gli studenti, soprattutto per i meno abbienti, che non possono certo scegliere dove andare a studiare". "Siamo stufi che si prendano decisioni sulla pelle degli studenti, da parte di una politica completamente scollegata dalle condizioni reali del sistema universitario e degli studenti stessi, ma non accetteremo questo nuovo attacco, l`iter di approvazione della riforma non è ancora concluso e ci batteremo già da oggi per lo stralcio di questa misura dal disegno di legge", conclude Scuccimarra.