Giovedì 18 Aprile 2024

False fatture, arrestati Stefano Ricucci e Mirko Coppola

L'accusa: importi per oltre un milione di euro in false operazioni per ottenere liquidità finanziaria. Dieci indagati in totale

L'arresto di Stefano Ricucci (Ansa)

L'arresto di Stefano Ricucci (Ansa)

Roma, 20 luglio 2016 - Nuovi guai per gli imprenditori romani Stefano Ricucci e Mirko Coppola, arrestati questa mattina dai finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, per i reati di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, su richiesta della procura della capitale. Secondo l'accusa le fatture false, per importi complessivamente superiori al milione di euro, sarebbero state lo strumento pusato da Ricucci per ottenere un'ingente liquidità finanziaria.

In totale gli indagati sono dieci e tra loro figura anche un magistrato del Consiglio di Stato. Si tratta di Nicola Russo, componente anche della commissione tributaria regionale, sospettato di rivelazione del segreto d'ufficio. Una quarantina le perquisizioni eseguite tra Lazio, Lombardia e Campania a loro carico e di società a essi riconducibili per i reati di rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, corruzione in atti giudiziari, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. 

L'indagine - spiegano gli investigatori - si inserisce in un più ampio contesto investigativo relativo al fallimento di una delle società del Gruppo Magiste, riconducibile all'immobiliarista Stefano Ricucci. Gli inquirenti hanno posto l'attenzione sull'acquisto, effettuato da un commercialista di Milano, Filippo Bono, di alcune posizioni creditorie vantate da società apparentemente terze nei confronti della società fallita che sono state poi rivendute nuovamente a Stefano Ricucci. In tale contesto, Mirko Coppola, indagato anch'egli per aver emesso fatture false, ha messo in contatto il commercialista milanese con Stefano Ricucci.

Tra le posizioni creditorie acquisite vi è un credito Iva pari ad oltre 20 milioni di euro, vantato dalla Magiste Real Estate Property S.p.a. nei confronti dell'Agenzia delle Entrate, in attesa di rimborso in quanto oggetto di contenzioso in Cassazione. Infatti, la sentenza di secondo grado, favorevole alla società ricorrente, è stata impugnata dall'Agenzia delle Entrate che sostiene l'indetraibilità dell'Iva, poiché relativa a una fraudolenta compravendita immobiliare effettuata tra due società riconducibili a Ricucci. 

Particolarmente significativo - rilevano gli investigatori - è il fatto che l'accordo per l'acquisizione del credito fiscale sia intervenuto nel febbraio 2015, epoca compresa tra la data della camera di consiglio (dicembre 2014) e la data del deposito della sentenza (aprile 2015), quando la decisione era di fatto già stata assunta ma non conoscibile alle parti in causa. Le anomalie rilevate - è stato spiegato - hanno consentito di confermare l'interesse di Stefano Ricucci a rientrare in possesso degli asset immobiliari e dei crediti nell'ambito dalla procedura fallimentare. Hanno permesso, inoltre, di acquisire elementi che confermano una conoscenza diretta tra Stefano Ricucci e Nicola Russo, giudice relatore della sentenza di secondo grado che ha annullato la pretesa fiscale dell'Erario; di rilevare contatti telefonici, nel periodo compreso tra la data della decisione e quello dell'emanazione della sentenza, tra Nicola Russo e Liberato Lo Conte, soggetto riferibile all'immobiliarista; di accertare la presenza di fatture per operazioni inesistenti tra la Lekythos S.r.l., amministrata da Ricucci, e la Pdc Consulting s.r.l., riconducibile a Mirko Coppola e formalmente amministrata da un suo prestanome, Luciano Colavecchi.

L'ACCUSA - Per la procura di Roma è "altamente probabile" che il magistrato Nicola Russo sia "stato indebitamente retribuito da Ricucci" in cambio della rivelazione della decisione della commissione tributaria regionale in favore della società del gruppo Magiste. Come si evince dall'ordinanza di custodia cautelare in base alla quale la procura, chiedendo una misura interdittiva per il magistrato (non accolta dal gip), cita anche un incontro in un albergo tra Russo e una donna presentatagli dall'immobiliarista. "Depongono in tale senso - si legge infatti nell'ordinanza - l'acquisizione di un'ingente somma in contanti da parte di Ricucci nel periodo della decisione, gli acquisti di un'auto e di un immobile effettuati da Russo immediatamente dopo la sentenza, la presentazione da parte di Ricucci a Russo di una donna all'hotel Valadier dove i due hanno soggiornato senza essere registrati e pagando in contanti con fattura emessa a nome di un'altra persona e lo smodato tenore di vita di Russo". Il gip, però, non ha ritenuto che tali elementi provino l'esistenza di un accordo corruttivo perché le indagini non hanno dimostrato l'esistenza di pagamenti effettuati da Ricucci in favore del magistrato, «la cui posizione economica non appare florida, anzi, in grave difficoltà per un eccesso di spese". 

La Procura di Roma aveva chiesto l'applicazione la sospensione dall'esercizio della professione del magistrato ritenendo dimostrato un approfondito rapporto di conoscenza e frequentazione con Ricucci nel periodo compreso tra le decisioni assunte dalla commissione regionale tributaria del Lazio, 16 dicembre 2014, nella controversia tra l'Agenzia delle entrate e la società Magiste Real Estate e il deposito della sentenza del 24 aprile 2015. Secondo quanto accertato dagli inquirenti Russo e Ricucci erano in rapporti stretti anche alla luce del fatto che la moglie del magistrato lavorava presso lo studio legale che ha curato per l'immobiliarista il ricorso contro la Agenzia delle Entrate. Chi indaga ha accertato che nella decisione a favore di Ricucci presa dalla commissione tributaria, in cui Russo era giudice-relatore, ci sono ampi pezzi copiati e incollati della memoria presentata dai legali di Ricucci, compresi errori battitura. Tra i due inoltre c'era un rapporto di amicizia tanto che i figli dell'immobiliarista frequentavano quelli del magistrato.