Mercoledì 24 Aprile 2024

Renzi-Putin, asse rischioso sulla Libia

NON CI sono solo il rigore e la crescita a dividere l’Unione Europea; c’è, oggi, una nuova divisione scandita da paure diverse secondo la prossimità geografica del pericolo, reale o immaginario che sia. Nell’Europa del nord – intendo in Polonia e negli stati baltici ex sovietici, ma ormai anche in Germania – il dramma dell’Ucraina è vissuto con angoscia e l’orso russo, che quando vuole una cosa dà una zampata e se la prende, torna a incutere paura. Si comprendono l’ansia di sicurezza e il diritto alla sovranità delle nazioni da poco liberate dal giogo sovietico, ma spingerle ad aderire alla Nato estendendone i confini sin dentro i territori dell’ex Unione Sovietica è una strategia pericolosa che gli americani non dovrebbero incoraggiare. D’altra parte, le successive aggressioni russe che, dopo l’Ossezia e la Georgia, hanno colpito l’Ucraina, non devono essere sottovalutate.

GLI STATI Uniti sono apparsi tanto risoluti quanto soli nel contenere il revanchismo grande russo, soli, almeno fino a quando anche Angela Merkel ha convinto una Germania e un’Europa riluttanti a sanzionare Putin economicamente, pur escludendo ogni aiuto militare all’Ucraina. In Italia, da Berlusconi a Prodi, da Renzi a Salvini, si è molto indulgenti con Putin. Invece preoccupano il dramma dell’immigrazione selvaggia e la minaccia che a 100 miglia dalle nostre coste si installi una fazione islamista terrorista. Spaventa il possibile intrecciarsi delle due cose. È vero: gli autori degli attentati terroristici in Europa non erano sbarcati dai barconi, erano quasi tutti nativi europei, figli di musulmani o convertiti al terrorismo islamista. Tuttavia, non è mai successo non significa che non possa succedere mai.