Renzi, grand tour nel Mezzogiorno«Chi mi contesta si stanchera»

Alessandro Farruggia ROMA «LE CONTESTAZIONI non ci fermeranno. Io non ho paura. Non mi faccio chiudere nei palazzi. Starò in mezzo alla gente tutte le settimane. Si stancheranno prima loro...». Reagisce così il presidente del Consiglio a chi lo attende a Catania come a Reggio Calabria per gridargli «vergogna!» e lanciargli uova e fumogeni. Tutta roba alla quale ha fatto il callo tanto è vero che Renzi si ferma anche a discutere con un gruppetto di lavoratori, in maggioranza Fiom, della Micron di Catania. «Sul Jobs Act abbiamo idee diverse», chioserà. E infatti. Ma la priorità di Renzi è comunicare che il governo è più che attivo contro la crisi. E Renzi punta molto sul Mezzogiorno, da sempre il grande addormentato dell'economia italiana. «C'è una parte dell'Italia osserva che corre più forte della Germania. Ma c'è un'altra parte che non riesce a mostrare tutta la creatività e le capacità che possiede. Il Sud è storia di scelte sbagliate, che possono essere cambiate. Se riparte il Sud, riparte l'Italia», dice Matteo Renzi. CHE, sono parole sue, gira «come una trottola» e nel tour de force Sicilia-Calabria-Campania sparge ottimismo e si impegna in una missione che per altri sarebbe ardita: ridimensionare le cifre della disoccupazione diffusi dall'Istat, i peggiori dal 1977. «I dati della disoccupazione ammette parlando alla 3Sud di Catania ci preoccupano. Il numero degli occupati cresce statisticamente anche perché c'è chi per la prima volta si iscrive alle liste. Ma i dati degli occupati, in realtà, stanno crescendo». «Rispetto a quando abbiamo iniziato l'esperienza di governo sostiene ci sono centomila persone in più che lavorano. Naturalmente non basta, perché negli ultimi 6 anni abbiamo perso 920 mila occupati, e quindi per riuscire a recuperare c'è ancora tanto, tanto lavoro. Che faremo». Le prime reazioni delle opposizioni (Brunetta è caustico: «Renzi, non imbrogliare») all'esercizio di equilibrismo sono caustiche, e così, parlando nel pomeriggio da Morra De Sanctis (Avellino) Renzi precisa: «Intendiamoci, il problema della disoccupazione è vero, chi lo negasse sarebbe da ricoverare. Ma negli ultimi mesi ci sono anche segnali di ripartenza». «Il Sud non è solo un racconto negativo. Mi interessa un Sud di imprese che ripartono, investono. Di imprese di eccellenza. Un Sud che esiste», sottolinea. All'AnsaldoBreda di Reggio Calabria (dove fuori lo attendeva la Fiom e ci sono stati lanci di uova e un tentativo di sfondamento) giura che «il futuro è garantito fino al 2018, ma uno stabilimento così non ha scadenza». E all'Irisbus di Valle Ufita, nell'avellinese, sottolinea che la fabbrica «riaprirà tra qualche settimana, ma non basta. Dobbiamo fare in modo che ci sia un investimento costante sul trasporto pubblico locale e l'ammodernamento dei mezzi». Solo così, se riparte l'occupazione al Sud, riparte l'Italia. «Occorre guardare il bicchiere mezzo pieno», ripete. Al momento, l'unica strategia per non cedere a un pessimismo in salsa greca.